A sorpresa, senza che prima di ieri si fosse affrontata una discussione politica in merito in Italia, al tavolo del Consiglio Atlantico a Varsavia il Presidente del Consiglio italiano avrebbe annunciato che 150 miliari italiani verranno dispiegati, così come fatto da Stati Uniti, Canada, Gran Bretagna e Germania, lungo i confini orientali dell’Alleanza Atlantica, per rispondere alle preoccupazioni di Polonia e Repubbliche Baltiche relative alla presenza militare russa.
Se da un punto di vista militare la scelta di Renzi è di scarso peso strategico, da un punto di vista politico segna la decisione po del governo italiano di schierarsi apertamente e senza distinzioni di sorta, al fianco degli Stati Uniti di Obama contro la Russia.
L’appiattimento italiano sulle posizioni americane non è un fatto nuovo, il nostro governo ha sempre risposto senza indugio alle richieste americane (diga di Mosul, truppe extra per l’Afganistan, opposizione all’Egitto in nord Africa, ecc.). Non riusiamo a comprendere se tali scelte sono dettate da timore reverenziale nei confronti degli Usa, se derivano da una carenza di visione dei nostri decisori politici o se sono solo il frutto della voglia di essere al fianco di colui che riteniamo “più forte”. Una cosa è certa: ognuna di queste scelte non riflette l’interesse nazionale dell’Italia nello scacchiere geopolitico europeo e mondiale, ma ci espone solamente e ripercussioni politiche, diplomatiche ed economiche che peggiorano la situazione, già precaria, del nostro paese.
“Noi abbiamo bisogno di considerare che la parola guerra fredda non può stare nel vocabolario del terzo millenio. E’ fuori dalla storia, fuori dalla realtà ed è inutile. Noi abbiamo bisogno che Unione Europea e Federazione Russa tornino ad essere buoni vicini di casa. Russia e Europa condividono gli stessi valori”
(Matteo Renzi, San Pietroburgo 17 Giugno 2016)