Una folla inferocita ha assaltato nella notte il consolato americano di Bengasi, devastandolo e dandolo alle fiamme. Durante l’assalto si è scatenata la caccia all’uomo e un funzionario diplomatico americano è stato ucciso, o per meglio dire giustiziato, con un colpo di arma da fuoco. Un membro dello staff che si occupa della sicurezza è in gravi condizioni per le percosse subite. L’assalto è stato innescato dalla rabbia dei salafiti per l’uscita in America di un lungometraggio ritenuto offensivo dell’immagine del Profeta Maometto.
I salafiti hanno presto dimenticato l’appoggio vitale offerto loro dall’amministrazione americana, mentre le forze di sicurezza libiche non hanno intrapreso alcuna azione concreta per fermare l’assalto della folla.
Anche dalla Casa Bianca non arrivano parole di sdegno per l’accaduto. Il portavoce del Presidente parla solo di una generica “condanna dei fatti di Bengasi”. Solo il segretario di stato Hillary Clinton ha espresso profonda tristezza per l’accaduto.
I manifestanti chiedono al governo americano pubbliche scuse per la produzione del fil ritenuto offensivo.