La Russia denuncia il trattato per la riduzione delle forze strategiche in Europa, detto così sembra un tecnicismo non comprensibile, quindi ve lo traduciamo. Nel 1991 la NATO e la Russia decisero di interrompere una spesa non più sostenibile atta al mantenimento di ingentissime forze convenzionali in Europa. Per questo motivo decisero di limitare in maniera stringente i numeri di carri armati, obici d’artiglieria, mezzi per il trasporto truppe elicotteri ed aerei che potevano essere presenti dal Portogallo agli Urali. Questo trattato ha consentito il disarmo dell’Europa e la fine degli eserciti di leva in molti paesi dell’Europa Occidentale.
Ma ieri il ministro degli esteri Lavrov ha definito “morto” il trattato sulla riduzione delle forze convenzionali in Europa e ha affermato che la Russia non si ritiene più vincolata a tale scrittura.
Questo fatto cambierà l’assetto delle forze convenzionali in Europa e costringerà i paesi della Nato ad aumentare la propria spesa militare, ben oltre quanto già programmato, se vorranno fare fronte al rafforzamento dell’esercito e dell’aviazione russa che avverrà nei prossimi 24/36 mesi.
Non è detto che la mossa del Cremlino sia funzionale ad un uso diretto delle forze armate in Europa, ma potrebbe essere un mezzo per costringere l’occidente a spendere in armamenti, secondo noi potrebbe trattarsi di “sanzioni occulte” all’economia europea, e ne parleremo; non dimenticando però che tali forze possono essere allo stesso tempo utilizzate per una soluzione non diplomatica in Ucraina e come deterrente ad un intervento NATO in supporto di Kiev.