La “rotta balcanica” dell’immigrazione in Europa è chiusa, definitivamente chiusa. Dopo l’Austria anche la Serbia, la Macedonia, la Croazia, la Slovenia e l’Ungheria hanno ermeticamente sigillato le loro frontiere meridionali per impedire il flusso di profughi immigrati o rifugiati, non fa differenza.
Anche la Germania, la Germania della “donna dell’Anno” Fraü Merkel, la Cancelliera che aveva orgogliosamente dichiarato:”in Germania accoglieremo tutti” ha chiuso le porte a chiunque arrivi dall’estero in cerca di protezione, ossessionata dal calo di consenso nei sondaggi elettorali.
Ora che la rotta balcanica è chiusa, credente voi che la questione immigrazione sia risolta? No, la questione immigrazione non è risolta.
La questione immigrazione sarà viva fino non solo fino a quando sarà presente la Guerra in Siria ma fino a quando la massa umana presente in Africa e in Asia non avrà sufficienti mezzi per svilupparsi e allo stesso tempo vedrà l’Europa come a una terra dove poter approdare facilmente e dove ricevere sostegno finanziario senza dover dare nulla in cambio.
Ammettiamo anche che la guerra in Siria possa essere risolta in breve tempo (fatto non certo probabile) e che la Libia venga stabilizzata, ma Africa e Asia manterranno sull’Europa la medesima pressione migratoria alla quale assistiamo oggi. E questa pressione dovrà trovare una via di sfogo, oggi purtroppo per il nostro paese l’unica via di sfogo siamo noi; siamo la via di sfogo di questa pressione attraverso la storica rotta libica e potremmo diventarlo presto attraverso una vecchia rotta che parte dall’Albania e che termina in Puglia, una rotta usata da decine di migliaia di Albanesi negli anni 90 e che potrebbe essere usata da centinaia di migliaia di uomini e donne mediorientali nei prossimi mesi estivi.
Uomini e donne che rischieranno un’altra volta la vita in mare, invece di essere selezionati direttamente in Libano e in Turchia per essere trasportai in maniera sicura in Europa impedendo così ad irregolari, migranti economici, clandestini e terroristi, di farsi scuso delle povere famiglie siriane che fuggono dalla guerra per proteggere i loro figli.