Noi preferiamo chiamarli con il loro nome “Campi Profughi” anche se il ministro degli interni tedesco Thomas De Maziere preferisce definirle “aree di attesa”. Aree di attesa da dove la Germania potrà attingere i rifugiati che lei gradirà e lasciare a Italia, Grecia e Ungheria i non desiderati, i non istruiti, i meno necessari alle esigenze di una nazione (come la nostra) in crisi demografica ma che cerca una immigrazione per quanto possibile qualificata.
De Maziere è andato oltre alla richiesta delle “aree di sosta” ha ribadito che gli immigrati non possono permettersi di scegliere quale paese li ospiterà e che il trattato di Dublino (il regolamento di Dublino) è e resta in vigore, ed è responsabilità degli stati che non sono in grado di tutelare i propri confini farsi carico dell’assistenza degli immigrati irregolari e dei profughi che arrivano sul loro territorio.
E’ chiaro, a noi e a voi amici e lettori è chiaro da mesi, che la Germania ha intenzione di utilizzare i paesi periferici dell’Europa (Italia, Spagna, Grecia e Ungheria) come filtro per l’esodo al quale stiamo assistendo, è per questo motivo che ieri invocava le identificazioni (la schedatura perché l’identificazione è sapere con certezza chi sia un certo individuo e questo è praticamente impossibile) e oggi invoca “aree di sosta” fuori dalla Germania.
Noi condividiamo l’idea di dare assistenza ai profughi, di concedere asilo a chi fugge dal proprio paese inseguito dalla Guerra, ma siamo allo stesso tempo per una rigida politica contro gli immigrati clandestini. I profughi vanno aiutati, accolti, gli irregolari respinti prima che entrino in Europa o rimpatriati (con fondi europei) immediatamente.
Nel frattempo il trattato di Schengen risulta sospeso lungo la frontiera tra Germania e Austria dove sono attesi nelle prossime ore, secondo indiscrezioni tedesche, uomini delle Forze Armate Federali che aiuteranno nel controllo dei confini della Germania.