Anche la Corea del Sud, dopo la Cina, espande la propria ADIZ (Air Defense Identification Zone) la zona di identificazione della difesa aerea, un’area all’interno della quale le forze aree della Corea del Sud agiranno per identificare ogni velivolo acceda a tale area senza aver prima preso contatto con le autorità aeronautiche sud coreane.
In questo caso l’area di identificazione aerea sud coreana non viene espansa verso est o verso ovest, ma bensì verso sud, apparentemente in una zona che non dovrebbe rappresentare un’area di provenienza di una minaccia per Seoul.
In realtà, oggi in estremo oriente, si usano le ADIZ per giustificare pretese territoriali su un certo braccio di mare. Così hanno fatto Cina e Giappone nelle scorse settimane e così oggi fa la Corea del Sud.
Il motivo del contendere,e sempre con la Cina, questa volta è un isolotto, anzi una grande roccia semisommersa, che è contesa sia da Pechino sia da Seoul. Questo perché il possesso di questo sperone di roccia garantisce diritti esclusivi di pesca e minerari su un ampia porzione di mare e di rispettivo fondale.
Così le ADIZ, nate per difendere lo spazio aereo di una nazione minacciata da un nemico sono diventate un mezzo di pressione internazionale per reclamare il possesso di territori marini.
Ma le ADIZ, così come le norme che le regolano, non sono nate per questo scopo e la costante presenza di aerei militari avversari in uno spazio aereo che viene ritenuto da entrambi un’area strategica per la propria nazione potrebbe portare ad incidenti, del tutto involontari, ma che potrebbero portare ad azioni di ben più ampia scala, con il coinvolgimento di un gran numero di velivoli e delle flotte navali delle rispettive nazioni.
La Corea del Sud non è una minaccia prioritaria per la nazione cinese e la decisione di Seoul non dovrebbe determinare situazioni di tensione. Tuttavia questa decisione formalizza un modus operandi estremamente rischioso e che potrebbe portare ad una battaglia aeronavale senza averne il minimo preavviso.