È una vera e propria sfida al giappone quella lanciata poche ore fa dalla Cina nei pressi delle isole Senkaku, un arcipelago del mar Cinese Orientale conteso tra Tokyo e Pechino.
Ieri per oltre due ore una fregata della marina militare cinese ha stazionato a brevissima distanza dalle isole Senkaku, ignorando letteralmente le chiamate radio delle autorità giapponesi che al vascello cinese di lasciare le acque prossime agli isolotti oggi nel possesso di Tokyo. In passato le navi e gli aerei di Pechino avevano sempre risposto alle chiamate giapponesi, ma ieri non lo avrebbero fatto.
Questa modalità di azione, se dovesse divenire la norma, potrebbe portare ad incidenti tra le forze armate di Giappone e Cina nel mar Cinese Orientale, in quanto quando viene meno il cenale di comunicazione verbale, rimane aperto solo il canale “non verbale”, quindi un tipo di comunicazione basato sui fatti, sul movimento degli assetti militari, sull’attivazione o meno di particolari sistemi d’arma (come ad esempio i radar di tiro). Con aperto solo il canale della comunicazione “non verbale” il rischio di fraintendimenti, tra due forze armate che si vedono storicamente come avversarie, aumenta notevolmente e potrebbe portare a scontri armati non preceduti da alcuna avvisaglia. Ancora una volta i mari intorno alla Cina si confermano una delle aree del pianeta più a rischio di scontri militari non prevedibili.