Questa mattina il ministro degli esteri iraniano Zarif ha dichiarato alla stampa iraniana che anche nel corso di questi sei mesi segnati dall’accordo provvisorio tra Stati Uniti ed Iran sul programma atomico, nel sito del reattore nucleare di Arak continueranno i lavori di costruzione.
Durante tutta la giornata si sono susseguite verie ipotesi a rigurdo e qualcuno aveva insinuato che si stesse assistendo ad una iniziale incrinatura dell’accordo siglato quattro giorni fa a Ginevra.
Tutta via già il giorno dopo l’accordo da
Tehran erano giunte notizie che parlavano della possiblità di proseguire i lavori ad Arak a patto non fossero collegati direttamente alla produzione di combustibile per il reattore, così come si sarebbero fermati i lavori sul edificio principale del reattore.
Pochi minuti fa il dipartimento di stato americano ha confermato che l’Iran, nel contesto degli attuali accordi di Ginevra, è autorizzato ad effettuare lavori presso il sito di Arak. Questi lavori edili, sebbene non siano direttamente eseguiti sul corpo reattore, sono tutti lavori propedeutici alla messa in funzione del sito. Perché quindi proseguire a lavorare su un sito che i futuri accordi vorrebbero non divenisse mai operativo. La vera parte su cui riflettere è questa, non tanto se i lavori siano autorizzati oppure no, ma il perché si continua a lavorare al sito del reattore ad acqua pesante di Arak.