I missili antinave Yakhont, nome ufficiale 3M55 Oniks (codice NATO SS-N-26), sono un sistema d’ arma di cui forse sentiremo parlare nelle prossime settimane. Il missile antinave Yakhont è un missile supersonico che viaggia a circa 2000 km/h ad una quota variabile da alcune migliaia di metri a pochissimi metri dalla superficie marina, circa 5/10 metri. Può essere lanciato da unità di superficie, aerei, o da batterie costiere ad alta mobilità, con lanciatori derivati dal veicolo di lancio dei missili Scud. A bassissima quota la sua autonomia è minore ma la sua visibilità ai sistemi radar di ricerca e ingaggio estremamente bassa. È un’ arma letale, capace di un raggio di azione a bassa quota di circa 120 chilometri, ed ad alta quota di poco più di 300, in grado di affondare una unità media con un colpo singolo. Il missile è dotato di un radar per la ricerca del bersaglio, ma questo radar viene acceso solo negli ultimissimi minuti del volo e questo lo rende ancor meno identificabile dai sistemi di rilevazione radar delle navi possibili bersagli del missile. La guida nella fase di crociera è affidata ad un sistema inerziale, e quindi completamente passivo, il missile è progettato per resistere in modo efficace ai disturbi degli apparati di guerra elettronica. Dicevamo che sentiremo parlare di questa arma nei prossimi mesi e questo perchè sia la Siria che l’ Iran ne posseggono diverse decine. La versione posseduta da questi paesi e quella che viene lanciata da batterie per la difesa costiera, batterie difficili da individuare poichè non sono batterie missilistiche fisse ma come dicevamo prima basate su mezzi pesanti ruotati che possono continuamente cambiare la loro posizione. I missili Yakhont rappresentano la più concreta minaccia posta nei confronti della flotta di superficie di una eventuale coalizione che dovesse promuovere una operazione aeronavale nei confronti di Siria o Iran. Il missile può avere però anche un impiego non ortodosso e cioè l’ utilizzo dei missili antinave per attaccare obiettivi posti sulla terraferma, rendendo i missili Yakhont in mano ai siriani una minaccia anche per installazioni terresti in Turchia ed in Israele.