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ENI scopre un enorme giacimento di gas al largo dell’Egitto

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La Compagnia energetica nazionale italiana ENI ha scoperto all’interno della Zona Economica Esclusiva al largo delle coste egiziane (circa 70 miglia dalla costa orientale del paese) un enorme giacimento di Gas Naturale denominato Zohr

La scoperta annunciata ieri cambia radicalmente le prospettive di indipendenza energetica della nazione Egiziana e modifica l’intera geopolitica energetica del Mediterraneo. L’Egitto soffre oggi una grave e cronica crisi energetica che lo costringe ad importare dai paesi del Golfo la quasi totalità e del proprio fabbisogno di idrocarburi. Questo campo di gas naturale, la cui entità è stimata in 800 miliardi di metri cubi, consentirà all’Egitto ti ottenere piena indipendenza energetica. Ridurrà anche gli anni nei quali l’Egitto dovrà importare gas naturale dal campo di gas naturale di Israele denominato Leviathan. A differenza di altre analisi riteniamo comunque che la partnership tra Israele ed Egitto in campo energetico continuerà, anche solo per il fatto che il giacimento egiziano non potrà entrare in produzione prima di cinque/otto anni. 

L’Italia potrà sfruttare questa scoperta di Eni anche a fini politici e strategici. La rinnovata collaborazione tra Italia ed Egitto in campo energetico potrebbe aprire la strada a una collaborazione più ampia nei settori della difesa dell’industria militare fino ad arrivare ad una collaborazione per stabilizzare di comune accordo tutta la costa orientale del Nordafrica, arrivando fino alla Tunisia e passando soprattutto attraverso la Libia. La Libia dove forze estremiste conquistano sempre più seguaci, Libia dove non solo il califfato islamico fa proseliti ma dove si registra ho anche una importante presenza di esponenti iraniani, in particolare guardie della rivoluzione, meglio conosciuti al più come “Pasdaran”.

Il nostro governo sfrutti bene questa occasione che il coraggio e l’inferno degli uomini di ENI gli consegna, non solo per garantire risorse energetiche al Paese ma anche per giocare una partita geopolitica, cui troppe volte abbiamo rinunciato per accodarci alle decisioni di altre nazioni.