Cipro e la distruzione della fiducia
L’affaire Cipro è ormai sulla bocca di tutti. Abbiamo atteso qualche giorno prima di scriverne, poichè eravamo certi (e così è stato) che l’argomento non fosse del tutto chiuso. Proprio in queste ore il Parlamento cipriota si sta esprimendo sul tanto discusso provvedimento che autorizzerebbe un prelievo forzoso dai conti correnti presenti nelle banche dell’isola. L’ipotesi iniziale prevedeva due scaglioni al di sopra e al di sotto dei 100 mila euro. Tuttavia, dopo il primo coro di proteste, l’Europa ha “suggerito” di applicare una maggiore proporzionalità della leva stessa. E’ stata a questo punto suggerita una nuova modalità, con una esenzione totale dalla leva per i conti correnti al di sotto dei 20 mila euro, generando però un mancato introito per ben 400 milioni di euro.
Quello che sta avvenendo a Cipro ha una portata che va ben oltre la piccola isola e il suo piccolo PIL (tanto per capirci il PIL di Cipro è pari circa all’1% di quello italiano). La portata del prelievo forzoso sui conti ciprioti è decisamente internazionale. Da un lato decisamente politica: si potrebbe aprire un caso di contenzioso economico e diplomatico con la Russia. Da anni ormai Cipro è diventato un hub che attira e raccoglie gli investimenti finanziari dei magnati russi. Con la misura del prelievo forzoso, i russi verrebbero espropriati di parte della loro ricchezza (il 10% dei depositi) per evitare il collasso delle banche cipriote. Putin sta facendo sapere in queste ore che è del tutto inaccettabile questa soluzione.
D’altro canto vi è una portata anche di tipo economico: quello che l’Europa sta facendo fare a Cipro è raccogliere una cifra a copertura del proprio sistema bancario. Un prelievo forzoso però, per quanto efficace nel brevissimo termine, genera a cascata una serie di effetti collaterali: se infatti è possibile raccogliere denaro liquido in tempi rapidissimi, è possibile anche distruggere in tempi altrettanto rapidi la fiducia nell’intero sistema creditizio.
La domanda principale è: “Se oggi accade a Cipro, cosa vieta che l’Europa imponga misure simili in Portogallo, in Spagna o in Italia?”.
Un analista di Bloomberg1 affermava questa mattina:
[quote type=”large” align=”left”] Of all the many steps that the euro area has taken to contain its debt crisis, the decision to force ordinary savers in Cyprus to contribute to their country’s bailout is the worst [/quote]
Con questa misura davvero invasiva delle libertà personali e delle garanzie (principio di garanzia sui depositi) l’Europa sta smantellando la fiducia dei propri cittadini ciprioti nel “sistema Europa” e contemporaneamente sta instillando la sfiducia in tutti gli altri operatori internazionali, rendendo gli investimenti in Europa ancora più rischiosi agli occhi di investitori privati ed istituzionali.
Davvero per la piccola Cipro, la grande Europa non è riuscita a trovare una strada più efficace per tutti quanti?