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Venezuela: Golpe o Rivoluzione per la Libertà?

Da mesi il Venezuela lotta per trovare un nuovo equilibrio nell’era post Chavez. La presidenza di Maduro ha ridotto il paese alla rovina, mancano beni di prima necessità, medicine, pezzi di ricambio per macchinari ed industrie ma più di tutto manca la libertà. Quella libertà di decidere chi deve essere a capo di una nazione, e la libertà di avere pari condizioni di vita per tutti i cittadini e non solo per coloro che appartengono a quella che oggi è l’élite militare e politica “chavista”.
Ma anche questa élite ha perso la sua stessa libertà, in quanto oggi in Venezuela i veri padroni non sono più i venezuelani. I padroni del Venezuela sono i cubani e i russi, che di fatto tirano i fili del governo Maduro. Ma perché il Venezuela è così importante per i paesi che appartengono al rinato blocco russo?
I motivi sono molteplici e vanno ricercati in due aspetti principali. Il primo è la ricchezza di risorse naturali di Caracas, immensi giacimenti di idrocarburi caratterizzano il suo territorio e l’oceano sul quale si affaccia il paese, ricche miniere di nichel, allumino, oro e soprattutto la columbo-tantalite meglio nota con il nome di coltan, minerale oggi ampiamente utilizzato per la fabbricazione di componentistica elettronica e del quale oggi uno dei maggiori produttori è il Brasile di Bolsonaro.
Queste risorse naturali sono indispensabili per tutte le nazioni avanzate del mondo e le quantità presenti in Venezuela sono in grado di alterare l’equilibrio mondiale della disponibilità e dei prezzi.
Basterebbe già questo per rendere il Venezuela un ambito terreno di scontro tra superpotenze.
Ma il Venezuela possiede un’altra caratteristica di valenza strategica globale. Caracas, la Caracas di Maduro, si è detta disponibile ad accettare la presenza delle forze strategiche di Mosca sul proprio territorio. Il Venezuela ha già dimostrato la capacità di ospitare e permettere l’operatività dei bombardieri strategici TU-160, capaci di trasportare missili da crociera supersonici armati di testata nucleare. I missili nucleari russi, lanciati dai Caraibi potrebbero raggiungere gran parte degli Stati Uniti, penetrando le difese americane nel punto di maggiore debolezza, e cioè il Golfo del Messico. Ma perché quindi non utilizzare Cuba a questo scopo come fatto negli anni 60? Cuba si trova troppo vicina agli Stati Uniti affinché possa godere di una certa autonomia, mentre il Venezuela e suoi 2500 km che la dividono dagli Stati Uniti fanno sì che gli Usa non abbiano la possibilità di agire con minimo impegno nel contenimento dell’eventuale avamposto di Mosca.
Ecco perché gli Stati Uniti stanno sostenendo in maniera molto decisa le azioni del presidente proclamato dal parlamento venezuelano Juan Guaidò, arrivando a prospettare un intervento militare in Venezuela. Anche perché un intervento militare in Venezuela è già in atto. Non da parte degli Stati Uniti o da parte del Brasile o della Colombia. Oggi in Venezuela è in atto un intervento miliare di Cuba e della Russia. Per stessa ammissione di fonti governative cubane ci sono 22000 cubani in Venezuela, anche se Castro afferma che si tratti di un esercito di medici ed infermieri. Secondo Washington gran parte di quei 22000 cubani sono invece impegnati in attività di repressione dell’opposizione e di supporto al governo Maduro, e anima di diversi “collettivi armati” incaricati di difendere la rivoluzione chavista ereditata da Maduro. Sono poi presenti alcune centinaia di militari russi, arrivati a Caracas sotto la luce del sole e che probabilmente sono impegnati nella raccolta di informazioni e nel funzionamento di sistemi di difesa aerea a lungo raggio.
Esiste quindi già un intervento militare straniero in Venezuela, atto al mantenimento al governo di Maduro, da utilizzare alla stregua di Al Assad in Siria come uno strumento di potere di coloro i quali lo mantengono alla presidenza.
Guaidò rappresenta oggi l’ultima possibilità americana di non cedere alla Russia e a Putin un paese chiave per la sicurezza nazionale americana, dopo aver permesso all’Iran di diventare egemone dalle sponde del Golfo Persico al Mediterraneo e dopo aver fatto sì che Sebastopoli e l’est dell’Ucraina diventassero nei fatti suolo russo.
E’ per questi motivi che Guaidò non può e non potrà essere lasciato al suo destino e che l’operazione Libertà che da settimane si sviluppa in Venezuela, inevitabilmente, porterà Mosca e Washington ad uno scontro diplomatico, politico e forse militare, in quanto oggi le posizioni dei due paesi sono completamente inconciliabili, così come sono opposti gli obiettivi strategici riguardanti il paese sud-americano, suo malgrado diventato terreno di scontro tra le due maggiori potenze militari del mondo contemporaneo.