Come già abbiamo detto molte volte in passato, noi non siamo qui a scrivere per copiare le notizie delle Agenzie di Stampa una volta che i fatti, o presunti tali, sono storia. Noi siamo qui per analizzare la galassia dell’Open Source e fornire linee di tendenza sulle grandi questioni di geopolitica mondiale e cercare di comprendere, nella maniera più diretta possibile e priva di filtri ideologici, cosa accade nel Mediterraneo, in Russia, in Corea, oppure in Medio Oriente, come facciamo oggi parlando del programma atomico iraniano.
Questa introduzione era d’obbligo, a nostro avviso, in quanto quello che state per leggere non è uno scenario, ma una previsione di ciò che a breve avverrà in medio oriente e nel Golfo Persico. Stiamo per assistere, in realtà lo stiamo già vivendo, ad un terremoto geopolitico, quel terremoto annunciato dal presidente americano Obama alla sua rielezione e che accade oggi proprio grazie alla sua azione.
L’Iran, cari amici, è di fatto oggi sulla soglia di essere una potenza nucleare.
L’Iran da oggi è in grado, qualora lo decidesse, di costruire nel giro di pochi mesi alcune testate atomiche operative e questo grazie all’accordo che le diplomazie di Iran e Usa hanno già sottoscritto all’insaputa del mondo intero.
Perché diciamo ciò? Perché, prima di tutto, abbiamo osservato la corsa dei diplomatici occidentali e delle maggiori multinazionali del globo in Iran, negli ultimi mesi, tutti freneticamente tesi a firmare accordi di collaborazione finanziaria ed economica con un paese ricco di materie prime energetiche che fino a pochi mesi fa era escluso dal commercio mondiale.
Affermiamo ciò perché abbiamo assistito ad un crollo del prezzo del petrolio che non trova, a nostro avviso, piena giustificazione senza il fatto che l’Iran possa, entro pochi mesi, vendere sul mercato globale il suo greggio di alta qualità e a basso tenore di zolfo, accumulato in questi anni in ogni deposito, cisterna o petroliera nazionale disponibile.
Affermiamo che un accordo è raggiunto perché gli Stati Uniti, anzi l’amministrazione Obama, ha accettato di escludere la milizia sciita di Hezbollah dalla lista delle organizzazioni terroristiche, come più volte chiesto da Teheran, fatto che segue analoga decisione dell’Unione Europea di due mesi fa, seppur motivata da un vizio di forma.
Affermiamo che un accordo è già raggiunto perché in Irak le forze aeree americane agiscono in contatto e in supporto, seppur non sempre diretto, delle milizie sciite che rispondono a Teheran, se non a volte direttamente a supporto di unità speciali delle Guardie della Rivoluzione. Affermiamo che un accordo con l’Iran è raggiunto perché in Yemen gli Stati Uniti hanno dato il via libera alle operazioni delle milizie sciite che hanno preso il potere a Sana’a, e perché gli Stati Uniti hanno chiuso la loro base operativa nel paese e evacuato le truppe ivi presenti.
Come potete osservare, leggendo il nostro post, l’Iran ha goduto di molti benefici potendo trattare con una amministrazione americana che tratta oggi Teheran come partner e non come avversario, benefici che consolideranno l’espansionismo sciita in tutta la regione mediorientale ed in particolare nel Golfo Persico, in Irak, In Yemen, in Siria, in Libano, a Gaza e nel Sudan, nuovo punto focale degli interessi di Teheran in Africa e sul Mar Rosso. Grazie al programma atomico, e alla visione di Obama, ora l’Iran ha posto sotto il proprio controllo sia lo stretto di Hormuz sia lo stretto di Bab el-Mandeb, due punti nevralgici nei commerci mondiali, oggi sotto il controllo geopolitico dell’Iran.
L’Iran è riuscito nella sua politica espansionistica nonostante limitato fortemente dalle sanzioni economiche, ora senza più sanzioni a limitare gli scambi economici e con la possibilità di acquisire in poche settimane, ove ne esistesse la necessità, capacità nucleari, l’espansionismo di Teheran vivrà una nuova stagione, nella quale chi ne subirà gli effetti più immediati sarà lo stato di Israele, che una volta terminata la guerra in Siria troverà sul Golan ed in Libano armi e uomini direttamente riconducibili a Teheran che ne minacceranno i confini. Ma quasi simultaneamente anche l’Egitto e l’Arabia Saudita vivranno gli effetti dell’espansionismo iraniano.
Paesi come il Sudan e lo Yemen potrebbero diventare domani ciò che oggi è il Libano per Israele, una minaccia costante alla stabilità della nazione.
Come vedete l’accordo tra Usa e Iran non riguarda solo il programma atomico iraniano ma esso è un accordo globale, un accordo per scatenare un terremoto geopolitico che possa consentire alla fazione sciita dell’Islam di avere egemonia sul medio oriente e sui sunniti dell’Arabia Saudita.
Non siamo in grado di comprendere le motivazioni di questa scelta del presidente americano e quindi, per il momento, la nostra analisi si ferma qui, tuttavia il giorno in cui sentirete dai media tradizionali che l’accordo sul programma atomico è raggiunto penserete a queste poche righe e saprete che esso non si limita al numero delle centrifughe o ai chilogrammi di uranio che l’Iran potrà possedere ma che quell’accordo è un accordo globale che vuole ridisegnare il profilo geopolitico di una intera regione e che determinerà la risposta degli stati la cui stessa sopravvivenza è quindi minacciata, dando il via ad una stagione di instabilità la quale noi non mancheremo di studiare, analizzare e prevedere.