C’è un’intera flotta americana posta a presidio al largo delle acque della Corea del Nord, anzi c’è un'”Armada”, come direbbe il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, una flotta che dispiega tutte le armi in possesso della Marina Americana.
Osserviamo ora una situazione tattica con pochi precedenti nella storia recente; troviamo dispiegate ed attive simultaneamente tre portaerei nucleari classe Nimitz, con i loro relativi “gruppi attacco” che resteranno nell’area di operazioni, al largo di Corea e Giappone, fino al 9 di novembre prossimo.
Esse hanno il compito di partecipare al dispositivo di sicurezza incaricato di garantire l’incolumità del presidente americano, il quale sarà impegnato in un tour che toccherà il Giappone (5 novembre), la Corea del Sud (7 novembre) e la Cina ed altri paesi. La permanenza in Asia del Presidente sarà di dodici giorni.
Il dispositivo è completato dalla presenza di uno squadrone indipendente di cacciatorpedinieri dotati del sistema antimissile AEGIS e missili da crociera , da uno o due sottomarini classe Ohio (impossibile avere notizie certe a riguardo) e della presenza di centinaia di aerei americani, sia a bordo delle portaerei sia a terra in Giappone, Corea del Sud e Guam. L’inventario degli aeromobili include quasi tutti gli assetti disponibili, inclusi i nuovissimi F-35 (in Giappone), B-2, B-1, F-22, F-18, F-16, F-15, rifornitori, aerei radar, aerei per il rilevamento delle radiazioni, del lancio di missili balistici, ecc.
A terra in Corea del Sud ed in Giappone sarà dispiegata la difesa antimissile composta del sistema THADD (in Corea del Sud) e forse a Guam e dai missili Patriot (sia in Corea del Sud che in Giappone).
È possibile infatti che il dittatore nord-coreano possa lanciare un nuovo missile balistico durante la presenza di Trump in Giappone, mandando un segnale di risolutezza fortissimo, simultaneamente al presidente americano e al primo ministro giapponese.
Ma se qualcosa dovesse andare storto durante il lancio, oppure se le provocazioni nord-coreane dovessero avere luogo mentre il presidente Trump si trovasse a Seoul, tutte le forze armate americane dovranno agire in maniera determinata per proteggere il loro comandante in capo da qualsiasi minaccia dovesse concretizzarsi. Tutto ciò dovrà avere luogo con un minimo preavviso, forse non sufficiente ad evacuare Trump, per questo motivo la deterrenza fornita dal dispositivo messo in atto dal Pentagono è la massima ipotizzabile a livello globale ed è stata pensata per evitare colpi di testa di Kim Jong Un.
Uno schieramento così massiccio potrebbe però ingenerare nella leadership nord-coreana timori riguardanti un possibile attacco preventivo americano poco dopo la partenza del presidente Trump. Tale scenario ad oggi ha una probabilità di realizzazione prossima allo zero. Tuttavia un così elevato numero di unità militari con spiccate capacità offensive a poca distanza da Pyongyang potrebbe alimentare le fobie dello stato totalitario che controlla il territorio a nord del 38° parallelo.
Sarà nostra cura seguire con attenzione la visita di Trump in Giappone e Corea del Sud che inizierà tra pochi giorni.