Tehran ha chiamato le “Forze della Resistenza” all’azione e per “Forze della Resistenza” dobbiamo riferirci, nella retorica iraniana, alla milizia sciita di Hezbollah e a qualche sua ramificazione presente all’interno della striscia di Gaza.
Ma come attuare la rappresaglia? La soluzione che potrebbe profilarsi sarebbe rappresentata dall’utilizzo di un Drone, uno di quegli apparati automatici che già altre tre volte in passato ha violato lo spazio aereo di Israele. Difficili da localizzare e non facili da abbattere i Droni sono armi formidabili e se imbottiti di esplosivo possono di ventate Kamikaze estremamente fedeli alla loro missione.
I nostri analisti ritengono che la milizia libanese possa avere la disponibilità di tali dispositivi, modificati per essere delle vere e proprie bombe volanti, il cui scopo sarebbe quello di essere utilizzate nel caso di una guerra tra Israele e Hezbollah.
E’ proprio la novità che i Droni Kamikaze rappresentano che rischia però di limitarne l’impiego in questa fase. La milizia libanese potrebbe infatti temere di perdere l’effetto sorpresa; effetto che sarebbe amplificato durante un conflitto su larga scala, rispetto al fatto di utilizzare il nuovo drone in un contesto di “non guerra” come quello attuale.
Perché quindi utilizzare un Drone e non un classico missile? La principale motivazione è di ordine politico, o per meglio dire politico-strategico. Attuare una rappresaglia può generare una escalation, escalation che una parte importante di Hezbollah vorrebbe evitare in questo momento, utilizzare un missile per rispondere allo Strike presso Damasco vorrebbe dire farsi identificare in modo certo, mentre lo Strike in Siria non è stato rivendicato ufficialmente da nessuno, così come nessuno può fornire prove documentali che indichino chi sia stato l’autore materiale dello Strike a Damasco, sebbene sia nota la strategia israeliana nei confronti di armi strategicamente rilevanti che potrebbero raggiungere il Libano.
Il Drone offre il vantaggio di non essere facilmente identificato al momento del lancio, rendendo così dubbia l’origine del velivolo, il suo schema di volo lo potrebbe portare ben lontano dal punto di origine prima di iniziare l’avvicinamento al territorio di Israele e quindi al bersaglio. I Droni in possesso di Hezbollah sono relativamente piccoli, se paragonati agli aerei pilotati, e sono difficili da individuare da parte dei radar della difesa aerea, una volta scoperti sono difficili da abbattere, in quanto il pilota seppur guidato da terra deve identificarlo con certezza prima di fare fuoco. Anche nella fase finale della procedura di abbattimento possono sorgere problemi. I missili aria aria non sono stati concepiti per abbattere bersagli di così piccola dimensione e con un così piccola emissione di calore; i missili potrebbero quindi mancare il bersaglio. Questo problema sembra essere stato superato dall’aeronautica militare israeliana, che negli episodi precedenti di incursioni di droni nemici li ha abbattuti al primo tentativo con un missile Sidewinder, probabilmente modificato.
Ecco perché, secondo il nostro centro, se vi sarà una ritorsione al bombardamento del deposito di missili di Damasco occorso nella notte tra sabato e domenica scorsa, essa sarà affidata nei prossimi giorni ad un drone, se invece dovessimo assistere ad un altro raid di Israele atto ad impedire il trasferimento di armi avanzate ai libanesi la Siria potrebbe essere costretta ad attaccare in sinergia con Hezbollah lo stato di Israele, pena la perdita del supporto fondamentale della milizia sciita al regime di Al Assad.
Un Drone Kamikaze per la ritorsione di Hezbollah e dell’Iran
photo by:
San Diego Air & Space Museum Archives