Domani 7 dicembre, nell’anniversario dell’attacco contro Perl Harbor e nello stesso giorno in cui nel 1917 gli Usa dichiararono guerra all’Austria-Ungheria, si terrà una videoconferenza, o se preferite un “summit virtuale”, tra il Presidente americano Biden e il Presidente russo Putin.
I presupposti di questo summit virtuale sono tutt’altro che positivi. Analizzando le dichiarazioni dei portavoce della Casa Bianca e del Cremlino emergono ampie distanze tra le posizioni delle due presidenze; in particolare Washington mette l’accento sulla presenza di ingenti forze russe dispiegate ed organizzate ai confini tra Russia e Ucraina e sulla richiesta rivolta a Putin di smobilitare tali forze. Mosca, al contrario, sottolinea che durante questa conferenza il presidente Putin esigerà garanzie formali e legali riguardanti il limite massimo di estensione dell’Alleanza Atlantica, richiedendo quindi nella misura più netta che l’Ucraina non faccia mai parte della Nato.
Emerge chiaramente da queste dichiarazioni, nonché dai movimenti di truppe in atto da mesi in Europa, che la Casa Bianca e il Cremlino hanno tracciato delle linee rosse che purtroppo in Ucraina si intersecano.
Il nostro gruppo da anni segue non solo la diplomazia e la politica, ma anche i movimenti delle forze armate delle potenze globali. Ad aprile vi abbiamo raccontato passo passo l’arrivo nel settore militare occidentale della federazione russa di numerose unità militari corazzate appartenenti ai distretti militari centrale ed orientale della stessa federazione, in queste settimane non sono presenti ingenti spostamenti di materiale bellico di Mosca, in quanto tale materiale è già stato posizionato circa sei mesi fa. In queste settimane è possibile che vengano fatte affluire in zona le truppe adibite alla gestione di tale materiale, e per noi non è possibile seguire il dispiegamento di questa unità in quanto treni passeggeri e colonne di autobus non richiamano l’attenzione degli abitanti locali, i quali invece nella scorsa primavera avevano ampiamente documentato con video postati su vari social l’arrivo dei mezzi blindati e dell’artiglieria di Mosca.
Dobbiamo invece segnalare l’arrivo in Europa di importanti forniture militari americane: prima tra tutte la prima divisione aeromobile. Con due navi cargo di enormi dimensioni la prima divisione di cavalleria aeromobile è stata trasferita in Europa, o perlomeno sono stati trasferiti in Europa i velivoli in forza a tale divisione.ricordiamo che la prima aeromobile dispone di decine di elicotteri da attacco apache, di elicotteri pesanti CH-47, e altre decine di elicotteri leggeri. Abbiamo inoltre assistito ad un ponte aereo strategico tra gli Stati Uniti continentali e l’Europa, il cui fulcro è stato la base americana di Rammstein.
Ricordiamo inoltre che mentre la Russia ha annesso la Crimea e prosegue il conflitto a bassa intensità nelle regioni orientali dell’Ucraina, gli Stati Uniti stanno espandendo in maniera significativa la loro impronta in Europa orientale: in particolare ricordiamo che quest’anno sarà operativo il sistema antimissile AEGIS Ashore in Polonia e subito dopo verrà ultimato il sistema gemello in Romania, Romania che vede la costruzione di un’importantissima base aerea nei Carpazi orientali che diventerà il fulcro della componente atomica tattica degli Stati Uniti in Europa.
Ecco che con queste premesse oggi assisteremo al vertice tra Putin e Biden, è nostro forte convincimento che la telefonata tra i due potrebbe essere estremamente tesa, per nulla orientata alla diplomazia, e che tale vertice potrebbe essere foriero più di complicazioni che di elementi di riduzione del conflitto. Riteniamo infatti che il presidente americano Biden potrebbe trasmettere al suo collega russo un vero e proprio ultimatum, anche se formulato in maniera non così assoluta.
Gli Stati Uniti potrebbero comunicare al Cremlino che l’Ucraina verrà armata con le più moderne tecnologie disponibili in America e che la componente di addestratori e consiglieri militari americani oggi presente all’estremo occidente dell’Ucraina potrebbe espandersi in maniera significativa. Queste dichiarazioni verranno interpretate dal Cremlino come una minaccia diretta alla sovranità, alla deterrenza e alla stessa indipendenza della Federazione Russa. A tali richieste il presidente Putin potrebbe rispondere in maniera molto secca, negando ogni possibilità di ritiro delle sue truppe e anzi minacciando di agire direttamente e militarmente a difesa dei cittadini russi residenti in Ucraina orientale.
Ricordiamo che poche settimane fa Mosca ha abolito ogni confine doganale tra la Russia e la parte di Ucraina occupata dai filo-russi, ricordiamo inoltre che numerosissimi abitanti di quelle regioni hanno ottenuto, o otterranno a breve passaporto russo, ricordiamo che la Duma ha già autorizzato il Cremlino all’uso della forza militare oltre i confini della nazione e che i leader della Repubblica indipendentiste riconosciute da Mosca sono pronti a chiedere l’intervento ufficiale della federazione nel conflitto in atto con l’autorità di Kiev.
È altamente probabile che il presidente russo ribadisca al presidente americano e la Crimea e de facto e de iure territorio della federazione russa e che ogni minima violazione della integrità territoriale della Crimea sarà confrontata con la massima forza disponibile.
Passando rapidamente al profilo psicologico dei due leader, vogliamo rammentarvi alcune caratteristiche dei due presidenti che potrebbero giocare un ruolo cruciale in questo vertice.Vladimir Putin negli ultimi anni ha ormai preso coscienza che solo l’utilizzo determinato della capacità militare in suo possesso può consentire alla Russia di avere voce a livello internazionale, Putin ha altresì compreso che non può esistere dialogo con gli Stati Uniti d’America, chiunque ne sia il presidente, essendo la pianificazione strategica americana indirizzata alla riduzione della Federazione Russa al ruolo di potenza regionale.
Il Presidente americano è apparso negli ultimi mesi poco incline alla diplomazia e determinato ad utilizzare il potere economico americano, supportato dalla capacità militare degli Stati Uniti (senza mai dimenticare di assegnare agli alleati i compiti più sgraditi), al fine di indirizzare la politica internazionale. Biden è apparso sprezzante nei confronti degli avversari e a volte insensibile a qualunque richiesta di mediazione. Il desiderio di Biden di focalizzarsi sul confronto militare della Russia l’ha portato ad un ritiro precipitoso dall’Afghanistan, alla riduzione della componente di difesa aerea e dell’aviazione americana presente in Medioriente, ad una tregua su tutti i fronti con il partito comunista cinese. Questi segnali sono sicuramente stati osservati, recepiti ed analizzati non solo da noi ma anche da Mosca, ormai cosciente che questa amministrazione americana potrebbe decidere di promuovere l’adesione dell’Ucraina alla Nato anche se il paese si trova nel mezzo di un conflitto armato.
Questo fondato timore, così come l’evidenza che l’esercito di Kiev si sta ogni giorno rafforzando potrebbe portare il Cremlino alla decisione, sicuramente tragica ma secondo Putin probabilmente inevitabile, di procedere con una azione militare massiccia contro l’Ucraina. Un’azione che non interesserà certamente la capitale dell’Ucraina ma che potrebbe avere come obiettivo l’occupazione militare di tutta la fascia costiera che intercorre tra Mariupol e la Transnistria. Dedicheremo un nostro editoriale a questo possibile scenario di conflitto.
Vi relazioneremo in diretta, non appena ci sarà possibile, riguardo all’esito della conferenza tra i due presidenti.