Ufficiali Usa a Taiwan: la linea rossa del Partito Comunista Cinese
Viviamo una stagione nella quale i rapporti tra le grandi potenze mondiali non sono più regolati da trattati o relazioni di mutuo interesse. In questa fase della politica internazionale sono le linee rosse le “Red Lines” che vengono utilizzate per demarcare in maniera assertiva e non negoziabile i limiti della trattativa tra gli Stati.
Abbiamo chiaramente assistito alla politica della Linea Rossa riguardo alla guerra in Ucraina quando il presidente Putin ha indicato chiaramente l’intenzione di adesione di Kiev alla NATO come un detonatore del conflitto armato. Abbiamo osservato che la Linea Rossa prima venne comunicata alla controparte tramite canali diplomatici classici, successivamente resa pubblica tramite i media tradizionali ed i social media di stato per poi essere comunicata direttamente dal presidente russo a quello americano.
In queste settimane anche la Cina ha tracciato una Linea Rossa, che era già in parte presente nel recente passato ma che ora è stata pesantemente sottolineata: nessun rappresentate ufficiale della democrazia americana deve mettere piede a Taiwan men che meno la Speaker della Camera Nancy Pelosi.
Anche in questa occasione, come già accaduto per la desiderata adesione dell’Ucraina alla NATO, la Linea Rossa è stata tracciata per via diplomatica, resa nota tramite i media tradizionali ed i social media di stato ed infine comunicata il giorno 28 luglio 2022 dal leader del Partito Comunista Cinese XI Jinping al presidente americano Biden. L’apparato del Partito Comunista Cinese ha inoltre fatto trapelare una frase proferita da XI durante il summit virtuale con Biden :” chi gioca con il fuoco alla fine finisce per bruciarsi”
Come ben capite cari amici e lettori stiamo vivendo, seppur nel relativo disinteresse dai media tradizionali, una nuova crisi internazionale tra Stati Uniti e Cina che si gioca sul filo di una Linea Rossa che Pechino ritiene invalicabile.
Ad aggravare la situazione , già complessa di suo, account “grigi” ma riconducibili al pensiero guida di Pechino,affermano che le forze aeree cinesi sarebbero pronte ad abbattere eventuali caccia statunitensi in scorta all’aereo con a bordo la Speaker della Camera Nancy Pelosi qualora dovesse approcciare il territorio taiwanese
Parallelamente a queste “veline” il Global Times, media tradizionale sta lanciando in questi minuti diversi tweet dove si ripotano le dichiarazioni di analisti strategici che affermano quanto segue :” l’esercito popolare cinese non resterà inattivo se Nancy Pelosi visiterà Taiwan”
Ricordiamo che il Global Times è un organo di stampa affilato allo stato cinese, e che le sue “opinioni” non sono mai pubblicate per un caso del destino.
Parallelamente alle dichiarazioni dei media e dei politici di Pechino assistiamo ad irrituali esercitazioni delle forze armate cinesi non lontano dallo Stretto di Formosa che vedono impiegata principalmente la componente areae e navale. Poche ore fa un drone cinese sarebbe stato oggetto di fuoco di avvertimento da parte della difesa aerea di Taiwan per aver violato lo spazio aereo della Repubblica di Cina nei pressi di un isolotto controllato da Taiwan non lontano dal Fujian.
Negli stessi minuti nei quali stiamo redigendo questo post la Speaker della Camera Nancy Pelosi è decollata con una delegazioni ufficiale da Washington diretta in Asia. Non si ha nessuna conferma riguardante l’itinerario definitivo del viaggio e nessuna informazione è disponibile riguardo una possibile sosta a nella Repubblica di Cina.
Viviamo una stagione in cui le crisi sono sempre meno di tipo diplomatico e sempre più di tipo economico e militare, anzi di tipo economico-militare, veri strumenti utilizzati in sinergia per piegare antichi avversari che oggi sono diventati nuovi nemici.
Ricordiamo inoltre che la questione di Taiwan non è la classica situazione di una regione che vuole l’indipendenza da uno stato centrale. Taiwan è figlia della guerra civile e della sconfitta del Kuo min tang sulla Cina continentale nel 1949. Taiwan rappresenta l’altra Cina, in contrasto con quella di Pechino. Non a caso Taiwan rivendica i territori che una volta erano dell’impero celeste, come Tuva e la Mongolia. Sia Taipeh che Pechino, rivendicano di essere l’unico potere legittimo cinese.
Foto: Il Palazzo presidenziale di Taipei