Tutto il nostro editoriale si baserà su una ipotesi: ha diritto la Russia ad una “sfera di influenza” anche se di dimensioni estremamente ridotte? Al nostro gruppo appariva evidente che l’amministrazione Obama, per diretta dichiarazione dello stesso ex presidente (allora però nella pienezza dei poteri) ritenesse la Russia una mera potenza regionale senza alcun diritto ad una sfera di influenza anche locale; ed é stato questo assunto che ha portato nel 2016 ad una situazione di estrema crisi tra Mosca e Washington. Cinque anni dopo la situazione si ripete con colui che era il Vice di Obama oggi a capo della Casa Bianca, ma con la differenza che la NATO si è unita alla battaglia dei democratici americani con il suo Segretario Generale, che in Lettonia alla fine di un vertice dell’alleanza di primissimo livello e alla vigilia di un bilaterale tra il segretario di stato americano con il ministro degli esteri russo, annuncia al mondo che la Russia non ha diritto a nessuna sfera di influenza. Poco dopo questa presa di posizione di Stoltenberg, il segretario di stato americano dichiara che domani domanderà a Lavrov di ritirare le truppe russe dispiegate nei pressi della frontiera tra la stessa Russia e l’Ucraina.
Questa impostazione americana della geopolitica in Europa Orientale determina un sostanziale cambio di assetto militare americano lungo i confini occidentali della Federazione Russa. La nuova postura americana è funzionale a evidenziare in maniera diretta ed estremamente assertiva che la Russia NON è secondo Washington una potenza globale e nemmeno una potenza sovraregionale, ma uno stato che non ha più il diritto di avere intorno ai propri confini una fascia di sicurezza e men che meno una sfera di influenza. Le sfere di influenza e le fasce di sicurezza hanno garantito negli anni la stabilità dei rapporti tra le potenze nucleari, ogni tentativo di erodere in maniera significativa tali elementi ha sempre portato in passato a situazioni di tensione estrema se non di guerra imminente.
L’esempio più noto di tale evenienza fu negli anni 60 la crisi dei missili di Cuba. In quel periodo storico l’Unione Sovietica tentò di erodere la fascia di sicurezza degli Stati Uniti, militarizzando direttamente l’isola di Cuba, installando missili balistici dotati di testate nucleari a pochi minuti di volo dal continente americano, rendendo molto complessa, se non impossibile, la salvaguardia dei vertici della nazione americana in caso di attacco missilistico a sorpresa da parte delle forze comuniste. Al fine di difendere la sicurezza nazionale americana e con essa la fascia di sicurezza degli USA, il presidente Kennedy prese una posizione molto netta, arrivando quasi alla deflagrazione della terza guerra mondiale, che sarebbe stata combattuta con ampio utilizzo di armi atomiche.
Ora come allora assistiamo all’erosione della fascia di sicurezza della Federazione Russa che osserva l’Ucraina trasformarsi in quella “portaerei inaffondabile” che imporrebbe una grave ipoteca sulla capacità di deterrenza di Mosca. Ora come allora la nazione che vede erosa la sua fascia di sicurezza può essere disposta a spingersi fino alla guerra se ritiene che il non agire determinerà nel futuro prossimo una sconfitta militare certa oppure la fine della propria indipendenza. Le azioni russe dopo il Maidan di Kiev vanno lette in questo senso, ma tali azioni non sono state sufficienti per determinare la rinuncia dell’avversario all’obiettivo di ridurre Mosca ad una potenza regionale.
In questa particolare situazione Mosca prepara, e lo sta facendo dall’aprile del 2021, forze militari sufficienti per ricostruire, manu militari, quella fascia di sicurezza ritenuta dai vertici del Cremlino indispensabile per la sicurezza nazionale della Russia e per garantire l’indipendenza della nazione.
Gli Stati Uniti stanno intenzionalmente evidenziando in maniera ben poco diplomatica a Mosca che ritengono la Russia uno stato a sovranità limitata e non più in diritto di garantire la propria capacità di deterrenza e la sopravvivenza dei suoi leader politici in caso di un primo attacco americano. Nel caso di un conflitto tra Ucraina e Russia la NATO in se non potrebbe intervenire, in quanto Kiev non è parte dell’Alleanza Atlantica, non godendo quindi del principio di “difesa collettiva”. È altamente probabile che in caso di conflitto la risposta delle nazioni NATO, sempre guidate dagli Stati Uniti, potrebbe essere duplice: per prima cosa sanzioni economiche mai viste precedentemente, come ad esempio l’esclusione della Russia dal sistema interbancario SWIFT; parallelamente a ciò si potrebbe assistere all’afflusso di unità militari di pronto impiego di Stati Uniti, Polonia, Canada e Gran Bretagna a sostegno delle truppe Ucraine ad ovest del fiume Dniepr. Se uno scenario tale dovesse concretizzarsi, le conseguenze per l’Europa sarebbero devastanti anche in caso di un cessate il fuoco che fosse raggiunto in poche ore.