La risposta al titolo di questo post per noi è netta, sì oggi potrebbe essere l’ultimo giorno per la diplomazia in Ucraina, da domani 22 aprile, la parola potrebbe passare unicamente alla violenza e alla “escalation simmetrica” prevista, secondo il nostro gruppo, dagli strateghi del Cremlino.
Perché pensiamo che oggi sia l’ultimo giorno utile per la diplomazia? Perché in primo luogo sono stati disattesi gli accordi di Ginevra della settimana scorsa. Accordi disattesi da entrambe le parti, e cioè gli indipendentisti dell’est sostenuti dalla Russia e il governo di Kiev sostenuto dagli Stati Uniti.
Nessuno ha sgomberato le piazze, gli attivisti presidiano i palazzi del potere ad est e i rivoluzionari presidiano piazza Maidan a Kiev. Si perché secondo gli accordi di Ginevra non solo i filo russi dovevano lasciare i palazzi e le piazze occupate ma anche ad ovest le piazze andavano sgomberate, compresa piazza Maidan, cosa che in pochi sottolineano.
Stessa cosa vale per il disarmo delle milizie paramilitari presenti sul territorio della Repubblica di Ucraina. L’accordo di Ginevra prevedeva che fossero disarmate tutte le formazioni di attivisti, non solo le milizie che occupano la parte est dell’Ucraina, nessuna formazione paramilitare ne ad est ne ad ovest è stata disarmata.
Se l’accordo di Ginevra non avesse messo sullo stesso piano le milizie filo russe e quelle nazionaliste dell’Ucraina occidentale, Mosca non avrebbe mai firmato tale accordo. In tutta onestà, secondo noi, la firma di Ginevra di giovedì scorso è stata funzionale unicamente a garantire una tregua per le festività pasquali con la speranza di poter raggiungere un accordo vero nei giorni delle feste.
Purtroppo le mediazioni sembrano fallite, in primo luogo perché la Russia e il governo di Kiev mantengono posizioni troppo distanti, sia sul futuro grado di indipendenza delle regioni orientali dell’Ucraina, e sia su un secondo punto fondamentale delle richieste russe: la neutralità dell’intera Ucraina sul modello finlandese.
Mosca non può tollerare di non avere nessuno stato cuscinetto tra i propri confini geografici e l’Alleanza Atlantica, così come non può tollerare il fatto di essere considerata dall’amministrazione americana una potenza regionale da contenere in una sfera di influenza sempre più ridotta.
Mosca invece, contrariamente ai disegni americani, si è impegnata in un processo atto a garantire l’espansione della propria sfera di influenza, o quantomeno il mantenimento di quella attuale. Secondo il nostro gruppo a tal fine, ed in seguito al precipitare degli eventi in Ucraina, la Federazione Russa avrebbe deciso di assumere il controllo diretto del sud est dell’Ucraina.
Le possibilità per prendere il controllo delle regioni russofone dell’Ucraina sono sostanzialmente due. La prima è garantire all’est dell’Ucraina una forma di autonomia molto spinta che garantisca a Mosca il controllo della politica energetica, estera e di difesa di tali regioni, ma una autonomia di così alto grado di fatto sottrarrebbe l’est del paese alla sovranità di Kiev.
Kiev si oppone e si opporrà, anche militarmente, all’indipendenza di quelle regioni che Putin ha definito recentemente “Nuova Russia” innescando quella che noi abbiamo definito alcuni giorni fa una possibile Escalation Simmetrica, che potrebbe sfociare in una guerra aperta con Kiev.
Ma lo scontro reale non è tra Kiev e Mosca, lo scontro reale è tra le Federazione Russa e gli Stati Uniti d’America, nazioni che da oltre due anni hanno iniziato un confronto indiretto sulla scena internazionale, un confronto iniziato al largo della Siria (e del quale ne parlammo nel 2011 in questo post) e proseguito sul suolo siriano, e al Cairo, con il suo antefatto nella crisi libica.
A testimonianza del fatto che gli Stati Uniti sentono come propria la crisi ucraina, nel pomeriggio di oggi 21 aprile 2014, il vice presidente americano Joe Biden atterrerà a Kiev per avere colloqui diretti con il presidente ucraino Turchinov e con il premier ucraino Yatsenyuk.
Lo visita di Biden, secondo il nostro gruppo, ha un duplice significato. In primo luogo fornire pubblico appoggio al governo di Kiev ed alzare il morale della popolazione anti russa, in larga parte demotivata dopo la perdita della Crimea e la situazione di stallo in Ucraina orientale. Ma la visita di Biden potrebbe anche essere funzionale ad un altro scopo, parimenti alla visita del Direttore della CIA a Kiev lo scorso 11 o 12 aprile.
Biden potrebbe portare messaggi personali del presidente Obama al governo di Kiev, messaggi che non possono essere riferiti nei normali canali di comunicazione presenti a Kiev, in quanto tutti compromessi dall’intelligence russa. Messaggi che potrebbero consigliare Kiev ad attuare la linea dura nei confronti degli indipendentisti, cercando così di mettere la Russia nelle condizioni di perdere il controllo delle aree in oggetto oppure di intervenire militarmente in supporto di una rivoluzione filo russa che sarebbe stroncata dall’esercito fedele a Kiev.
Domani sarà così un giorno cruciale per la crisi ucraina, un giorno nel quale gli Stati Uniti potrebbero annunciare nuove sanzioni contro la Russia, sanzioni osteggiate oggi dalla Germania e in parte dall’Italia, un giorno nel quale le truppe di Kiev potrebbero muovere decisamente contro gli indipendentisti, un giorno nel quale Putin forse dovrà scegliere se far avanzare le truppe russe in “Nuova Russia”, oppure rinunciare al suo progetto di mantenimento della sfera di influenza russa verso occidente, e verso quei Balcani, che da sempre il presidente russo vede organici all’idea di grande Russia.
Addendum
Mentre il Direttore della CIA era a Kiev una coppia di Su-24 effettuavano bassi passaggi vicino ad una nave della Marina Americana nel Mar nero, chissà se oggi pomeriggio mentre il Vice Presidente americano Biden sarà a Kiev accadrà ancora qualcosa di simile nelle acque e nei cieli del Mar Nero.