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Ucraina ultima fermata prima della guerra

L’Ucraina, tutta l’Ucraina, non solo la parte orientale ha a disposizione forse l’ultima possibilità per evitare la guerra, una guerra che non limiterebbe i propri effetti nefasti al solo Donbass ma che farebbe precipitare l’intera Europa orientale nell’incubo di un conflitto.
Guerra in UcrainaL’ultima fermata prima della guerra, così l’abbiamo definita, è rappresentata dai negoziati di pace che si stanno svolgendo in Ucraina orientale dopo l’adesione di tutte le parti in causa al “cessate il fuoco” proposto dal presidente ucraino Poroshenko ed appoggiato dal presidente russo Putin.
Ieri a Donetsk si sono avviati i negoziati tripartiti sulla soluzione della situazione in Ucraina Orientale.
Quei negoziati diretti tra Kiev e gli indipendentisti che il governo dell’Ucraina ha sempre categoricamente rifiutato, anche nel recente passato.
In realtà le trattative sono quadrilateriali perché intervengono a rappresentanti dell’UE, Kiev, Russia e Nuova Russia.
I negoziati si svolgono nell’edificio dell’amministrazione regionale a Donetsk. Oltre a Kuchma sono coinvolti ambasciatore l’russo in Ucraina Mikhail Zurabov, due rappresentanti dell’OSCE, il capo della organizzazione pubblica “scelta ucraina” Medvedchuk, il Primo Ministro della Repubblica Popolare di Donetsk Alexander Boroday e il leader del movimento “Sud-Est” Oleg Tsarev.
“La partecipazione di Leonid Kuchma testimonia la grande attenzione del Presidente dell’Ucraina a questa missione,” – ha detto Poroshenko.
Ma questi negoziati per avere successo dovranno tenere conto delle richieste e delle aspirazioni delle due parti, richieste ed aspirazioni che vi elenchiamo qui di seguito.
I filo russi chiedono :
ritiro di esercito guardia nazionale e milizia
indennizzo alle famiglie dei caduti
fondi per la ricostruzione delle infrastrutture distrutte
fondi per il rilancio della industria
legge costituzionale sulla automia delle repubbliche separatiste
inchieste imparziali sulle stragi

Il presidente ucraino offre :

Garanzie per i negoziatori
Amnistia per chi depone le armi e non ha commesso reati gravi.
Liberazione di tutti gli ostaggi e prigionieri
Creazione di una zona cuscinetto di 10 Km tra Russia e Ucraina dove permettere il ritiro delle formazioni filorusse, con passaggi sicuri per i mercenari.
Disarmo completo.
Creazione di milizie miste con filo russi e forze del ministero dell’interno.
Liberazione di tutti gli edifici pubblici occupati dai separatisti ad est.
Ripresa del lavoro da parte delle autorità locali
Ripresa delle trasmissioni delle tv di Kiev nell’est del paese.
Accordo sul nome dei nuovi governatori, in assenza di accordo li nominerà il presidente.
Elezioni amministrative e parlamentari.
Piano per stimolare la ripresa del mercato del lavoro.

É da queste proposte che si deve partire, e come vedete non sono certo richieste che sono tra loro vicine. Tuttavia la volontà di evitare un bagni di sangue, una guerra dai risvolti imprevedibili e la coscienza delle gravi conseguenze economiche che il conflitto potrebbe comportare sia per la Russia che per l’Ucraina potrebbe riavvicinare molto le posizioni delle due parti.
Un accordo potrebbe mantenere formalmente Lugansk e Donetsk, con le loro provincie, all’interno dell’Ucraina ma lasciare amplissima autonomia ai due Oblast’, autonomia nella polizia estera, economica e amministrativa. A Kiev finirebbero solo una parte delle tasse generate nel Donbass e la politica di difesa solamente in caso di guerra. Queste sono le condizioni alle quali si potrà arrivare secondo noi ad un accordo.
Se un accordo non verrà trovato la guerra si affaccerà prepotentemente sul palcoscenico ucraino. Come ricorda Yuriy Lutsenko, consigliere di Poroshenko, se le milizie filorusse non smobiliteranno entro il 27 giugno accettando il piano di pace di Poroshenko, le forze di sicurezza ucraine saranno costrette a ricorrere al cosiddetto piano “B”, e cioè un attacco militare su larga scala in tutto il Donbass.
Un attacco militare che l’Ucraina in questo periodo di tregua starebbe continuando a preparare, posizionando artiglieria pesante, carri armati, fanteria e sistemi antiaerei nell’est del paese. Una preparazione che non è sfuggita al Cremlino ed agli strateghi militari russi, i quali stanno approfittando di questa tregua per mobilitare le forze del dipartimento militare centrale e farle affluire come riserve delle unità che presidiano il dipartimento occidentale e che saranno in prima linea in caso di conflitto.
In questo scenario si inseriscono, come previsto, i polacchi che non confidano nell’alleato americano in caso di effettivo pericolo ai loro confini. Il ministro degli esteri polacco, intercettato in una conversazione ha affermato, con parole decisamente colorite (diciamo pure volgari) che la Polonia si è prostrata dinanzi agli Stati Uniti a guida Obama senza avere poi in cambio la garanzia della protezione americana.
Il presidente Putin infine questa mattina ha chiesto alla Camera Alta del Parlamento russo di revocare l’autorizzazione all’uso della forza in Ucraina, un segnale importante per favorire il dialogo, mentre però le forze armate russe si avvicinano al Donbass…..
Immagine Courtesy South Front