Inizia questa mattina in Ucraina occidentale l’esercitazione NATO/Ucraina/Georgia “Rapid Trident 2014”.
Questa esercitazione porta, come già accaduto negli anni precedenti, truppe NATO nella parte occidentale dell’Ucraina; quest’anno però l’esercitazione si tiene mentre la Repubblica Ucraina si trova, de facto, in stato di guerra.
Nell’est del paese, nonostante il “cessate il fuoco” continuano gli scontri tra truppe governative e filorussi, in particolare nell’aeroporto di Donetsk, balla battaglia per il controllo del quale sono stati utilizzati sistemi missilistici Grad ed artiglieria.
In questo clima di guerra reparti aviotrasportati americani, fanteria polacca, carri armati tedeschi, aerei da caccia inglesi, AWACS americani, truppe speciali georgiane simuleranno un intervento combinato in terra Ucraina, contro quale nemico è facile immaginarlo: le truppe della Federazione Russa.
Simultaneamente gli Stati Uniti preparano un intervento militare in Siria ed Irak, un intervento fatto esclusivamente da raid aerei che dovrebbe avere come obiettivo unicamente la struttura e l’organizzazione dello Stato Islamico che oggi opera con successo in Siria ed in Irak. Nel suo discorso che annunciava i raid il presidente americano non ha chiarito se gli Stati Uniti si coordineranno con la Siria per poter accedere allo spazio aereo del paese guidato da Al Assad. Ha chiarito la posizione americana poche ore dopo il portavoce della Casa Bianca e nei giorni successivi il concetto è stato ribadito dal Dipartimento di Stato: l’America non si coordinerà con Al Assad per i raid in Siria.
Questo fatto ci porta a due considerazioni. La prima è che gli Stati Uniti agiranno in Siria contro il diritto internazionale violando lo spazio aereo di un paese sovrano (seppur dilaniato da una guerra che dura da quasi tre anni).
La seconda è che la difesa aerea siriana identificherà aree del proprio spazio aereo entro le quali la presenza di aerei americani vedrà l’attivazione dei sistemi missilistici antiaerei. Queste aree saranno sicuramente la capitale (con un raggio di almeno 40 miglia dal centro della città), una fascia di circa 30/40 miglia ad ovest dell’autostrada Damasco Latakia nei pressi di Homs e la regione Alawita sulla costa ad un raggio di attivazione delle difese molto più ridotto e pari cioè alle 12 miglia delle acque e spazio aereo nazionale siriano.
Secondo il nostro gruppo, se aeromobili americani entreranno entro queste aree, la difesa aerea siriana non esiterà ad ingaggiarli.
Come reagiranno gli Usa a questo scenario non é oggi chiaramente prevedibile dal nostro gruppo.
In una situazione di scontro Siria-Usa la risposta americana sarebbe scontata: soppressione delle difese aeree siriane con missili da crociera e missili antiradar e campagna aerea a tutto campo contro i centri di comando e controllo, difesa aerea aeroporti, caserme dell’esercito e sedi governative, più il supporto diretto alle formazioni dei ribelli sostenuti da Washington. Ma oggi non è così perché la Siria non è sola, la Russia di Putin l’ha appoggiata in passato e continua ad appoggiarla oggi.
Ed è a questo punto che la crisi siriana incrocia la crisi in Ucraina e riporta alla mente a tutti i protagonisti di questa fase di tensione i bombardamenti sulla Libia che era di Gheddafi, quando la coalizione a guida americana distrusse il regime di Gheddafi, e tolse l’accesso alla marina russa alla base navale di Bengasi. Ed è la marina russa oggi la novità nel mediterraneo rispetto agli strike in Libia della “primavera libica”.
Oggi infatti una Task Force navale russa incrocia poco al di fuori delle acque territoriali siriane. Una Task Force guidata dall’incrociatore lanciamissili Mosca (che ha rilevato il caccia Smetlivy ala guida della Task Force) una fregata antisom della flotta del Pacifico due navi da sbarco anfibio e uno o due sottomarini d’attacco (questo dato è presunto).
La task Force è esigua, così come è esigua l’attuale capacità navale di superficie della Federazione Russa, ma la sola presenza di una Task Force russa tra Cipro e la Siria manda un forte segnale politico e militare agli Stati Uniti. La Russia non starà immobile come fatto per la Libia di Gheddafi, e se Damasco fosse attaccata dagli aerei americani Al Assad potrebbe chiedere un fattivo aiuto ai russi. Lo stesso aiuto che Al Assad avrebbe chiesto alla vigilia dei raid americani dello scorso anno, Raid poi mai ordinati dal presidente Obama anche per la presenza delle forze navali russe.
Oggi la storia si ripete, lo Strike in Siria viene minacciato, ma con in più la variabile posta dalla crisi in Ucraina. Da un anni a questa parte i rapporti tra Russia e Stati Uniti si sono deteriorati e le scommesse stanno prendendo il posto delle analisi, sia alla Casa Bianca sia al Cremlino.
Scommesse che portano la NATO ad eseguire una esercitazione in un paese non NATO in stato di guerra, che portano Mosca ad aumentare le sortite dei propri bombardieri strategici nucleari verso il Nord America, che fanno prendere in considerazione ad Obama un attacco non solo all’ISIS ma anche al governo di Al Assad.
Scommesse che se giocate troppe volte o con posta troppo alta potrebbero imprigionare Stati Uniti e Russia in una partita senza vincitori.