Ucraina, tutte le opzioni sono sul tavolo. Questa sarebbe la frase della Casa Bianca se fosse Washington e non Mosca l’avversario di Kiev. Ma l’avversario dell’Ucraina oggi non è la Casa Bianca, bensì il Cremlino. Ed in questo caso sul tavolo non ci sono tutte le opzioni ma solamente due possibilità, un bivio che è davanti ai governanti di Kiev.
Le due scelte possibili, e che il presidente russo Putin offre agli anti russi di Maidan, determineranno in ogni modo una perdita di sovranità di Kiev nelle regioni orientali. La prima possibilità è la creazione in tempi rapidissimi (3/4 settimane) di una Ucraina federale, un’Ucraina dove le regioni orientali possano godere di un’ampia autonomia e possano decidere la politica economica e gli accordi internazionali in tema di difesa. Un’ampia autonomia che permetta alle regioni orientali di avvicinarsi a Mosca e non sottoscrivere esclusivamente gli accordi di libero scambio con l’Europa.
La seconda possibilità che Putin prospetta, seppur senza comunicarlo esplicitamente in maniera verbale, è uno scenario in stile Crimea, uno scenario che vedrebbe le truppe di Mosca entrare nell’est dell’Ucraina e prendere possesso di almeno tre Oblast’ dell’Ucraina sud orientale, innescando potenzialmente un effetto domino che si propagherebbe fino alla Moldavia.
Una terza possibilità non esiste, Putin non l’ha data, non l’ha “messa sul tavolo”.
La politica del Cremlino è chiara, Mosca non vuole essere una potenza regionale, non vuole essere paragonata all’Iran dalla Casa Bianca.
In questi minuti, nella mattina del 14 aprile 2014, mentre tiriamo le somme delle nostre valutazioni degli ultimi giorni arrivano le prime notizie di aumento di attività delle truppe russe ai confini dell’Ucraina, truppe che in questi ultimi giorni sono aumentate in numero e per mezzi presenti sul campo. Il rafforzamento non si è attuato lungo i confini orientali dell’Ucraina, dove sono sempre presenti circa 40/42000 uomini, aerei da guerra, carri armati pesanti, artiglieria semovente a lungo raggio ed antiaerea. Il rafforzamento dell’apparato militare russo è avvenuto in Crimea dove ora sono presenti carri armati pesanti ed artiglieria (sistemi d’arma assenti nelle prime due settimane di operazioni militari di Mosca nelle penisola) e circa 25000 uomini, dei quali 10000 pensiamo possano essere dedicati ad una operazione offensiva verso Nord Est.
Si prefigurerebbe così una doppia manovra a tenaglia nei confronti delle truppe di Kiev schierate ai confini con la Russia.
Se si apriranno le ostilità militari propriamente dette, il primo obiettivo dei russi (secondo il nostro gruppo) sarà la regione Nord orinatale di Luhansk, oltre alle città di Sloviansk e Kramatorsk.
Solo in un secondo momento dovrebbe invece aprirsi il fronte meridionale verso Donetsk e vedere impegnati gli uomini ed i mezzi di stanza in Crimea.
Come vedete il nostro editoriale inizia a prospettare scenari bellici; riteniamo che allo stato attuale stia aumentando concretamente la possibilità di vedere scoppiare in Ucraina una guerra tra Kiev e Mosca.
L’Ucraina non vuole concedere ampia autonomia alle regioni orientali, Mosca in alternativa paventa la guerra. La terza opzione non esiste. Oggi, dopo i fatti in Libia ed in Siria, non tutte le possibilità sono sul tavolo quando si parla con la Russia di Putin, ma solo quelle vantaggiose per Mosca.
Ricordiamo ai nostri lettori che il giorno 17 p.v. È previsto a Ginevra un incontro a quattro tra Russia, Usa, EU ed Ucraina. Un incontro che era stato pensato per risolvere in maniera pacifica la questione e che oggi rimane l’ultima speranza per evitare una guerra sanguinosa in Europa.