La Turchia è sempre più al centro della geopolitica euroasiatica, questa volta per una questione prettamente energetica che in realtà nasconde orientamenti strategici e politici che faranno sentire i loro effetti a livello globale.
La Turchia, a nostro vedere, si sta potenzialmente trasformando nel più importante Hub del commercio di gas che dalla Russia, dall’Iran, dall’ Azerbaijan e dal Turkmenistan, cerca di giungere in Europa.
E’ notizia delle scorse settimane che la Russa Gazprom ha deciso di annullare il progetto del gasdotto South-Stream, che avrebbe dovuto attraversare il Mar Nero e far giungere il gas russo nel cuore dell’Europa, e la sua sostituzione con una infrastruttura differente atta a trasferire la medesima quantità di South Stream ma solo fino alla Turchia.
E’ invece di ieri la notizia, riportata da vari organi di stampa iraniani tra cui l’emittente Press TV, che l’Iran propone a Azerbaijan e Turkmenistan di utilizzare il proprio suolo per far giungere il loro gas in Europa con una tappa in Turchia. Va da se che la medesima infrastruttura potrebbe essere anche il mezzo con il quale il Gas di Teheran potrebbe essere trasferito in Europa.
Ecco che difronte a questa notizia che potrebbe apparire limitata ad un mero fatto commerciale, emerge prepotentemente il rinnovarsi di quell’asse strategico che vede la Turchia avvicinassi all’Iran e alla Russia, nonostante le differenze di vedute e di posizioni riguardo la guerra in Siria, un’alleanza energetica che porterebbe la Turchia sempre più lontana dall’Europa e dalla NATO e sempre più vicina, per interesse e dipendenza energetica, a Russia e Iran.
Il nascere di un Hub commerciale per il metano in Turchia permetterebbe alle nazioni sopra citate di fornire gas all’Europa ad un prezzo sempre e comunque inferiore di quello che potrebbe essere offerto nel caso in cui l’industria dello Shale americano avesse il desiderio di esportate il surplus di produzione verso l’Europa trait e navi gasiere.
Un Hub in Turchia innescherebbe anche un processo di concorrenza contro la nascente industria del metano israeliana, i cui costi di estrazione sembrano più elevati di quelli di Iran e Russia.
La Turchia, la camaleontica Turchia, torna ad affacciarsi come ponte tra Europa ed Asia, ma sempre più come una via di comunicazione a senso unito attraverso la quale fluisce solamente energia verso l’Europa e valuta pregiata verso l’Asia