Durante il G7 tedesco, tra le varie cose, è emersa chiara la volontà di accelerare e chiudere l’accordo sul TTIP. È un bene? È un male? Ormai ne scriviamo da mesi e purtroppo bisogna registrare che continua a vigere il segreto su alcuni aspetti. Il più controverso e meno chiaro è forse l’aspetto più pericoloso (ed è per questo che forse è mantenuto nell’ombra). Si tratta dell’ISDS, ovvero dell’Investor-State Dispute Settlement. In altre parole la possibilità per le multinazionali di citare in giudizio i governi nazionali. Questo sistema è già presente in molti trattati bilaterali, dunque non è fantapolitica, tra poco vedremo anche alcuni casi famosi. A questo punto è importante notare che questi arbitrati non si risolvono con le leggi nazionali, bensì tramite sistemi di giustizia paralleli e sovranazionali. Chi paga? I contribuenti, manco a dirlo.
Esempi concreti di abuso di questo sistema di arbitrato? Il governo slovacco è stato perseguito con successo per aver nazionalizzato il proprio sistema sanitario. L’Egitto è attualmente citato in giudizio dalla francese Veolia per aver aumentato il salario minimo. La svedese Vattenfall ha chiesto i danni alla Germania, per aver ridotto le fonti nucleari di energia.
Questo è solo l’inizio, come vedete la materia è complessa e forse ci sarebbero gli estremi per un referendum in tutta Europa. Si lasci decidere la gente se si vuole o meno un accordo sovranazionale per il commercio. A presto per altre riflessioni.
Photo: By Schloss Elmau (Own work) [CC BY-SA 3.0 (http://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0)], via Wikimedia Commons