Ieri sera alle 22, ora di Greenwich, è scaduto il cessate il fuoco unilaterale proclamato dal presidente ucraino Poroshenko la settimana scorsa e costellato da scontri ed incidenti in tutto il Donbass. Dalle 22 le forze armate ucraine hanno iniziato una operazione su larga scala, una operazione che secondo il nostro gruppo ha come obiettivo di breve periodo non la conquista delle aree nel controllo dei separatisti ma mira a prendere il possesso della frontiera tra Russia e Ucraina.
La frontiera è il vero punto focale di questo conflitto, la frontiera che su queste pagine avevamo definito il “cordone ombelicale” che unisce il Donbass alla Russia, la frontiera dalla quale equipaggiamenti e uomini possono raggiungere il Donbass in caso di necessità. Ieri sera alla fine del cessate il fuoco avevamo invece assistito ad un attacco di artiglieria contro i centri urbani del Donbass, in particolare il nord di Lugansk e Slaviansk, tuttavia pensiamo che questi attacchi siano stati solo un diversivo per far convergere le forze dei filorussi nelle città e far si che venisse invece sguarnita la frontiera.Questa mattina infatti gli scontri più significativi si sono registrati nelle aree di frontiera che, per ora, resta nel controllo dei filorussi.
Fatto rilevante sono le dichiarazioni dei presidenti Russo ed Ucraino.
L’Ucraino Poroshenko nella serata di ieri ha assunto la responsabilità politica dell’attacco delle forze armate ucraine in un discorso alla nazione nella quale ha ribadito che ora la parola passa alle armi e che il tempo della diplomazia è finito.
Il Russo Putin ha parlato pochi minuti fa e il suo discorso è apparso, come sempre dalla crisi di Crimea in avanti, ambiguo e di difficile interpretazione. Putin ha definito la questione ucraina un “fatto interno” dicendosi dispiaciuto che così tanta gente debba soffrire e morire, ma subito dopo parlando agli ambasciatori a Mosca ha affermato che la Russia difenderà con ogni mezzo, concesso dal diritto internazionale, i russi che vivono all’estero, puntualizzando non solo i Russi di passaporto ma coloro i quali si sentono russi. Putin non chiarisce le proprie intenzioni ma richiama la storia e afferma ancora una volta l’importanza della Crimea e implicitamente del Donbaas e della “Nuova Russia”.
In una situazione simile non dobbiamo quindi focalizzare il nostro ragionamento sui discorsi dei politici, ma guardare alla situazione sul campo ed ai fatti che riusciamo a documentare seppur con grande fatica.
I fatti sono che Mosca non ha fatto mancare il proprio supporto ai filorussi e che tutto il distretto militare centrale della Federazione è in stato di “Pronti al Combattimento”, seppur ufficialmente per esercitazioni. Altro fatto è che alcune unità logistiche e missilistiche di tale distretto sono state spostate verso l’Ucraina e che droni russi sorvolano il territorio ucraino.
Questa ultima nostra affermazione riguardante i droni è testimoniata da varie fotografie di militari ucraini che nella mattina di oggi hanno rinvenuto un drone russo ZALA 421-08 in territorio ucraino.
Seppur riteniamo altamente improbabile in queste ore un intervento militare russo diretto in Ucraina, Mosca non ha di certo abbandonato gli indipendentisti dell’Ucraina e nei prossimi giorni, se l’offensiva avrà successo il Cremlino sarà chiamato a scegliere se perdere la fiducia di una intera nazione oppure affrontare sanzioni devastanti contro il suo settore energetico.
Una scelta che l’offensiva a tutto campo delle truppe di Kiev renderà forse più urgente di quanto pianificato da Mosca.