Trump pronto allo Strike in Siria: obiettivi, rischi modalità operative possibili
E così siamo tornati indietro nel tempo, ai tempi della Red Line di Obama, in merito delle armi chimiche di Al Assad al tempo in cui la marina e l’aviazione degli Stati Uniti si preparavano ad attaccare la Siria dal cielo e dal mare. Quel periodo di tensione, e di timore per un conflitto non solo o regionale, ma che poteva arrivare ad interessare anche l’Europa e l’America stessa.
Oggi però gli obiettivi sono diversi rispetto a due anni fa, oggi i target principali dei sistemi d’arma americani non saranno i depositi di armi chimiche, non saranno le strutture industriali che potevano garantire ad Al Assad la capacità di produrre Vx, e non saranno neppure le blande difese aeree nel possesso della Siria di Al Assad. Oggi gli obiettivi dei missili americani saranno lo stesso presidente siriano Bashar Al Assad, i centri di comando della difesa aerea, le batterie antiaeree operate dei soldati russi, le piste di decollo presenti nella fascia costiera, inclusa la base aerea utilizzata delle forze aeree di Mosca, i radar russi, e qualunque oggetto volante che venisse qualificato come minaccia alle navi americane, alle basi americane in Siria, in Turchia o in Giordania.
Come potete ben immaginare i rischi di uno Strike americano in Siria, pianificato e messo in atto ai giorni nostri, sono rappresentati dal diretto coinvolgimento (e conseguente morte) di uomini e mezzi della Federazione Russa che operano in Siria.
Un secondo rischio è rappresentato dalla presenza di numerosi bersagli riconducibili agli Stati Uniti presenti all’interno del territorio siriano e che potrebbero essere colpiti in rappresaglia diretta dopo il primo colpo americano.
Un terzo rischio è rappresentato dalla possibile vendetta delle forze siriane e dell’Hezbollah libanese contro obiettivi israeliani, fatto che determinerebbe il coinvolgimento di Israele in ostilità aperte in Siria e Libano.
Il quarto rischio è rappresentato da una risposta asimmetrica della Federazione Russa alla morte di propri uomini in Siria, con l’ingaggio di unità americane operanti in prossimità dei confini della Federazione Russa.
Il quinto rischio è rappresentato dal fatto che la Russia considera la base aerea di LAtakia come parte integrante della madrepatria russa. Un attacco alla base aerea russa di Hmeimim potrebbe giustificare una rappresaglia diretta contro la madrepatria americana innescando uno scontro diretto e imprevedibile tra le due maggiori potenze nucleari del globo. Sì, perchè dobbiamo ricordare che Russia e Stati Uniti basano il loro potere politico mondiale non solo sull’economia o sulle loro forze militari convenzionali ma anche sulla disponibilità di due arsenali atomici in grado di cancellare la civiltà dal nostro pianeta.
Ma come potrebbe oggi essere condotto lo strike aereo americano in Siria. Il nostro gruppo aveva già pubblicato uno scenario nel 2016, scenario che resta valido, che era basato sull’impiego di centinaia di missili da crociera Tomahawk lanciati da due sottomarini classe Ohio modificati. Oggi, vista la rapida evoluzione della situazione, è probabile che sia presente e disponibile un solo sottomarino lanciamissili di quella classe (che ricordiamo è in grado di ospitare a bordo in posizione di lancio 154 missili da crociera). Tuttavia 154 missili cruise non sono sufficienti per saturare la difesa aerea russo-siriana, ed allo stesso tempo annichilire la capacità di combattimento di Mosca e Damasco, decapitando simultaneamente i vertici del governo siriano.
E’ quindi altamente probabile che possano essere impiegati missili da crociera presenti a bordo di unità di superficie della marina americana e allo stesso tempo ricevere il supporto dei missili da crociera nella disponibilità dell’Air Force americana. Nella nostra stima il numero di cruise necessario per saturare le difese aeree russo siriane e paralizzare l’apparato militare siriano è un numero prossimo alle 300 unità.
Uno senario simile nella migliore dell’ipotesi riaccenderà la guerra civile siriana e determinerà una specie di “corsa all’oro” da parte di Turchia, Monarchie Sunnite del Golfo, Iran e Qatar per riempire il vuoto di potere derivato dalla fine del dominio alawita, nella peggiore delle ipotesi ci conduce invece ad un passo da un conflitto su scala globale e combattuto con ogni arma nella disponibilità degli Stati belligeranti, armi atomiche incluse.
Un’ultimo pensiero dedicato alla tempistica di un eventuale attacco americano. Con Obama alla Casa Bianca potevamo attenderci un ultimatum e allo scadere dello stesso un attacco “annunciato”, con Trump a nostro avviso la tempistica potrebbe essere molto diversa, senza alcun ultimatum o messaggio di minaccia. Lo Strike verrebbe attuato in maniera repentina, durante una notte come tante, una notte anonima identica alle altre 2190 trascorse dall’inizio della guerra in Siria…