Trump: Gerusalemme capitale di Israele
Il presidente americano Trump ha deciso di riconoscere ufficialmente la città di Gerusalemme capitale dello stato di Israele. La decisione del governo americano ha messo in allarme parte del mondo mussulmano che teme il controllo assoluto ed esclusivo dello Stato Ebraico sulla città santa per le tre religioni monoteiste. Per gli ebrei Gerusalemme rappresenta la loro stessa identità ed il luogo più santo del pianeta, per i cristiani il luogo della morte e risurrezione del Messia, per i mussulmani la terza città santa dove il profeta Maometto ascese al cielo.
In questo contesto dove la storia e la religione si mischiano alle aspirazioni di potere del nostro tempo la decisione di Trump assume un significato di natura storica.
Con questa dichiarazione simbolica, senza spostare un plotone dell’esercito americano, senza muovere guerra a nessuna nazione, Trump potrebbe influenzare i destini della regione più che i suoi predecessori a colpi di cannone e di bombe.
I titoli della stampa mainstream di mezzo mondo parlano di imminente apocalisse, di stati arabi “furiosi”, di linee rosse superate, di anatemi papali e di irresponsabilità americana.
Ma noi provocatoriamente vi chiediamo: e se avesse ragione Trump?
Prima di tutto perché il riconoscimento da parte degli Stati Uniti non implica automaticamente che ogni altra nazione sulla faccia della terra sia obbligata a fare altrettanto. Chi non è d’accordo con il presidente americano può continuare a rimanere nell’attuale limbo, che trascina le trattative per un accordo di pace da diversi decenni.
Oppure tutto questo putiferio scatenato dalla decisione di Trump, nonostante molti affermino che gli Usa sono in declino e non più gli arbitri degli equilibri mondiali, evidenzia che nel nostro mondo contemporaneo l’ultima parola spetta ancora a Washington e che essere al fianco dell’America è un valore aggiunto per molti paesi?
Il piano di Trump è semplice, senza dubbio pieno di incognite, ma è una strategia prettamente politica che non impiega le forze armate. Per stessa ammissione del presidente americano definire in maniera chiara lo status di Gerusalemme sgombrerebbe il campo da un forte motivo di tensione che ha portato al fallimento di tutti i negoziati di pace.
Certo è che perdere il controllo su una città così importante, sotto un punto di vista simbolico per l’islam, rappresenta per i palestinesi un danno assoluto, in grado di rafforzare la posizione dei falchi e innescare il prossimo venerdì una rivolta nella città santa.
Parallelamente alla rabbia dei palestinesi, alcune nazioni della regione potrebbero sfruttare l’occasione per autoproclamarsi difensori dello stesso islam e avvicinare ancora di più religione e potere. Pensiamo in particolare alla Turchia, dove il presidente vuole riportare al centro della vita politica l’Islam con le sue leggi e le sue tradizioni, e pensiamo all’Iran, che ha risposto alla dichiarazione di Trump in maniera semplice ma diretta: la Palestina verrà liberata, esprimendo ancora una volta la volontà di cancellare Israele dalle carte geografiche.
Ma perché la decisione degli Stati Uniti ha scatenato così tante proteste? In fondo si tratta solo di uno stato sovrano, il cui governo ha il diritto di scegliere chi e come riconoscere. Tra i vari stati che invece hanno sì espresso la loro contrarietà all’operazione ma senza toni apocalittici troviamo alcuni importanti paesi arabi come Egitto e Arabia Saudita, che potrebbero ricevere importanti contropartite, dirette ed indirette, sia in campo economico che militare.
La Russia invece mantiene un basso profilo sulla questione, e crediamo questo avvenga per un calcolo strategico ben definito. La mossa unilaterale di Trump permette di dare legittimità a conquiste territoriali dopo scontri militari, e la Russia ha interesse che gli stessi Stati Uniti riconoscano Gerusalemme nella sua interezza capitale di Israele. Sarebbe molto complesso per la Russia negare il possesso israeliano di Gerusalemme e allo stesso tempo affermare la legalità dell’annessione della Crimea.
La mossa di Trump è attentamente studiata, ha il nulla osta di parte del mondo arabo, la neutralità della Russia, la forte avversione di Iran e Turchia che stanno tornando ad operare in relazione ad obiettivi comuni.
Ognuno avrà un suo tornaconto personale dalla decisione di Trump. I sauditi appoggio militare e politico, gli egiziani una nuova linea di credito, la Turchia potrà sbandierare il suo rinato ottomanesimo, l’Iran avrà una ragione in più per combattere i sauditi in tutta la regione ed Israele vede diventare realtà il sogno di Gerusalemme riconosciuta come capitale dal principale alleato occidentale.
La storia di Gerusalemme è costellata di scontri, guerre, occupazioni e liberazioni, oggi non stiamo altro che osservando un nuovo capitolo della storia travagliata di questa città, contesa da tutti, ma in fondo mai posseduta da nessuno.
Addendum
La delibera del Senato americano 1322 del 1995 prevede che l’ambasciata Usa in Israele sia posizionata a Gerusalemme. Da allora i presidenti hanno sempre ritardato la sua applicazione. Trump ha deciso di applicare la delibera 1322..
Photo Credit: Golosso
Comment(1)
Comments are closed.
Le chiavi della città di Gerusalemme furono consegnate già una volta ad un amorrita (gli ebrei pare che siano amorriti) omonimo di Benjamin.
Quella volta nel 612 d.c. fu il re Crosoe di Persia che si carico di tale responsabilità, salvo capire subito dopo che la sua decisione stava contribuendo all’eliminazione fisica degli ebrei cristiani che non avevano la stessa visione messianica di Benjamin Tiberiade e dei suoi seguaci.
Gli stessi Persiani capito l’orribile inghippo in cui avevano cacciato la città tolsero il controllo a Benjamin.
Ma lui continuò nella sua visione messianica a lottare per il suo ideale tra Tiberiade, Galilea, scorribande in Fenicia e Palestina etc.
Fino a quando Eraclio imperatore d’oriente lo catturò e per salvarsi la vita il bravo Benjamin abiurò i suoi ideali, la sua visione messianica, la religione ebraica e si convertì al cristianesimo.
Purtroppo questo non fu sufficiente a salvare i suoi seguaci di Gerusalemme dallo sterminio, ma il buon Eraclio capi che per pacificare il territorio l’unica cosa da fare era di cacciare i rimanenti ebrei di religione ebraica da Gerusalemme e decretare il divieto assoluto di rientrare in città.
Chissà chi avrà ragione: Eraclio o Trump?