Sembra di essere tornati negli anni 60 in indocina, quando per dare il via al coinvolgimento di una nazione in una guerra (come in Vietnam) non si mandavano truppe combattenti ma “consiglieri militari” ed “addestratori”. E come negli anni 60 sono i numeri a tradire la reale strategia che sottintende all’invio dei “consiglieri militari” o degli “addestratori” in un teatro di guerra. E’ ormai acclarato che l’Italia, seguendo le indicazioni, i suggerimenti, i consigli dell’amministrazione Obama è pronta ad inviare in Libia 3000 “addestratori”, un numero proporzionato se messo in relazione al contingente di truppe della Tripolitania (sì della Tripolitania, perché abbiamo anche deciso che la Libia Unitaria non esiste più e che il nostro interesse risiede unicamente nell’ovest di quella che fu una volta la Libia).
L’obiettivo di reclutamento e formazione delle forze armate nella Libia del “governo unitario” fu pianificato nel 2013 e prevede la formazione di 15000 uomini fedeli al nuovo governo, un rapporto quindi di 5 reclute per ogni addestratore, un rateo non plausibile. Va inoltre ricordato che anche altre nazioni parteciperanno al programma di addestramento mettendo gli scarponi sul suolo libico, tra essi sicuramente (per la Tripolitania) le truppe di Sua Maestà Britannica, che dovrebbero destinare all’addestramento dell’esercito fedele ad Al Sarraj 1000 uomini.
Come osserviamo in questi giorni questo governo non gode della fiducia, della fedeltà e del rispetto di tutta la Tripolitania, bensì solo una alcune fazioni presenti tra Tripoli e Sabrata. I nostri uomini che dovessero essere mandati in Libia non si troveranno quindi ad operare in una ambiente sicuro, né tantomeno accogliente. Il Contingente militare italiano si troverebbe quindi nella situazione di dover gestire, e garantire, prima di tutto la propria sicurezza (e lo dovrà fare armi in pungo) e subito dopo garantire, non solo l’addestramento dei famosi 15000 uomini di Al Sarraj, ma operare al fine che lo stesso “governo unitario” non venga spazzato via da un raid organizzato ad esempio dalle milizie di Misurata.
Ecco che la nostra prossima futura azione militare in Libia assomiglia sempre più all’esordio dell’impegno militare americano in Vietnam, dove i consiglieri militari e gli addestratori americani dovevano combattere per la loro stessa vita prima che pensare a consigliare o addestrare i vietnamiti.
Se questo sarà il contesto operativo, e cioè la sopravvivenza del continente e del governo da noi appoggiato, va da se che di lotta allo stato islamico non se ne potrà parlare per diversi mesi, così come sarà procrastinata a data da destinarsi la lotta ai trafficanti di uomini, in quanto l’immigrazione irregolare verso l’Italia è per assurdo una delle principali fonti di reddito di quelle Tribù costiere che in queste ore appoggiano il governo unitario libico da in sostenuto.
Avete già capito che il giudizio del nostro gruppo nei confronti di questa strategia politico/diplomatica/militare che dovrebbe risolvere la crisi libica è assolutamente negativo, sia per le alleanze che ci siamo scelti (o che ci hanno fatto scegliere) sia perché non interveniamo una exit stretegy, sia per il nostro contingente, sia per il popolo della Libia (o della Tripolitania sic.). Nessuno parla di ricostruzione sociale ed economica del paese, nessuno valuta possibile inviare nostri operatori per aiutare i libici a risollevarsi ma si è pensato di migliorare solo l’addestramento militare di una fazione che con grande probabilità opererà, come le altre fazioni, per avere l’egemonia di tutta la (ex)Libia.
Ecco perché ribadiamo la nostra contrarietà ad un intervento militare italiano in Libia mascherato da missione addestrativa, ecco perché chiediamo ad ogni parlamentare della Repubblica di votare (se mai si voterà in parlamento) contro questa ipotesi di utilizzo delle nostre forze armate in Tripolitania.
Sig. Onorevoli, sentirete parlare di lotta al terrorismo, di battaglia necessaria, di sacrificio indispensabile, ma questo non è il sacrifico utile al paese, ma un sacrificio utile solo a pochi uomini di potere e ad alcune nazioni straniere, che giocano in Libia un partita geopolitica molto più vasta, una partita nella quale a queste condizioni noi siamo solo utili pedine di una partita molto più grande della Libia e di noi stessi, una partita che ha come premio l’Egitto e con l’Egitto il canale di Suez e il più grande giacimento di gas naturale del mediterraneo (l’Egiziano Zhor) e non certo le ormai malridotte infrastrutture metanifere della Libia.
Parlamentari della Republica, servite il Paese non il vostro Partito, servite la Nazione non l’interesse delle vostre famiglie politiche, servite l’Italia non lo Straniero, dite NO a questo intervento militare in Libia che reclamerà la vita di molti nostri ragazzi e porterà al nostro paese nessun vantaggio economico, diplomatico o strategico.
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Direi di mettere anche la questione totalmente illecita e arbitraria del caso “diga di Mosul”, dove un governo illegittimo sostenuto da un parlamento la cui composizione è anticostituzionale intende utilizzare le forze armate della Repubblica Italiana ad uso e consumo della tutela del lavoro di una ditta privata.
Come mai gli italiani erano pronti a tirare le monetine a Craxi e non sono disposti a tirare le pietre a questi cialtroni?
Ansr
Andrea ha ragione. Intanto ci propongono un referendum che nessuno ha capito a cosa possa portare. L’Italia votante è completamente assuefatta, ormai siamo lanciati su un binario morto.
le critiche espresse in questo articolo sono facili come tutte le critiche. Non intravedo proposte di soluzioni alternative al caos in un Paese importante economicamente per l’Italia.
Scrive un residente Italiano a Tripoli dal 1995 al 31.3.2016
Le critiche sono facili, certo, ma prima di farsi una idea sulle nostre, dovrebbe leggere tutti gli altri articoli che abbiamo pubblicato sulla Libia, a partire dal 2011.