GeopoliticalCenter, Geopolitica, Strategia, Analisi Economiche

Terrorismo in declino?

Breaking News

Ospitiamo ora un post di Alessandro Leonardi, buona lettura
In seguito all’attentato di Barcellona sono uscite ulteriori analisi sulla strategia terroristica condotta dall’Isis, data da alcuni in declino.
Secondo Alessandro Orsini, direttore dell’Osservatorio sulla Sicurezza internazionale della LUISS, le forze dell’Isis sono in palese declino in quanto gli attacchi fanno meno vittime rispetto all’epoca degli attentati a Parigi nel 2015, essendo condotti da forze improvvisate e non addestrate. Secondo lo studioso questo confermerebbe il declino della forza dell’Isis in Europa e quindi dovrebbe rendere più “ottimisti” verso il futuro.
Ovviamente un’analisi del genere prevede dei condizionali molto forti in quanto lo scenario sembra essere molto più fosco e meno rassicurante rispetto a quello prospettato da Alessandro Orsini.

In primis rimane la questione della strategia adottata attualmente dal gruppo terroristico. Perché se da una parte è vero che non si sono più visti in azione grossi commandos addestrati, dall’altra parte è palese che l’Isis abbia adottato una strategia a sciame che si affida su soggetti isolati che si auto-radicalizzano seguendo la propaganda del Califfato o contattati e spinti ad agire tramite chat e/o singoli coordinatori, come parrebbe nel caso di Barcellona.
Tale strategia è probabilmente ritenuta molto più efficace e valida dagli alti comandi dell’Isis in quanto comporta il minor sforzo logistico, ottenendo allo stesso tempo terrore su larga scala e continuato nel tempo (gli attacchi avvengono quasi ogni mese).
Proprio questo tipo di strategia dovrebbe far più paura sul lungo termine in quanto, rispetto a quella vecchia di Al Qaeda, tende a minare progressivamente la pax sociale facendo in modo che l’insicurezza sia endemica ed estesa in ogni angolo del continente, in quanto basata anche solo su un singolo aggressore potenzialmente invisibile per gli apparati di sicurezza.

In secundis non si può totalmente escludere che siano in sonno vari commandos altamente addestrati, specialmente ora con il rientro di centinaia di foreign fighters dal medio-oriente. Il continuo assedio dei territori dell’Isis ha sicuramente spinto il Califfato a modificare le sue strategie, ma una volta raggiunta una sorta di conclusione nel teatro mediorientale, l’Isis o i suoi membri potrebbero perseguire nuove strategie terroristiche usando i mezzi e gli uomini presenti in Europa. Infatti la mancanza di territori estesi gestiti dai jihadisti non ha impedito in passato a vari gruppi terroristici di perseguire attentati su larga scala. Inoltre la presenza di un numero così elevato di radicalizzati (si stima la presenza di 23.000 fanatici nella sola Inghilterra), combinati con i foreign fighters, non permette un controllo capillare 24h su 24 da parte delle forze dell’ordine.

L’Isis è sicuramente in declino, quantomeno sul fronte militare mediorientale, rispetto agli anni 2014-15, ma il terrorismo da esso prodotto potrebbe non conoscere una fine altrettanto rapida. E non è detto nemmeno, come afferma Orsini, che diminuiscano le vittime nei singoli attentati. Perché se da una parte è vero che nel caso di Barcellona i 12 terroristi hanno fallito in parte rispetto al loro piano originario, mostrando incapacità e inesperienza, dall’altra parte l’attentato a Manchester del 22 maggio 2017 ha dimostrato che un singolo attentatore può dotarsi di esplosivo e fare numerose vittime.

Nel corso dei prossimi anni si potrebbe verificare un mutamento dell’attività terroristica, invece che un suo decisivo declino. Infatti nonostante la repressione e le attività di intelligence continua a permanere e ad espandersi l’ideologia dell’islamismo radicale nel continente europeo, tramite nuovi predicatori, conversioni e centri di propaganda e aggregazione (spesso clandestini), creando così il substrato culturale per le future azioni terroristiche. La scomparsa dell’Isis potrebbe far posto a nuove organizzazioni radicali, magari di matrice europea, legate alle seconde/terze generazioni.
Il terrorismo islamico ha conosciuto diverse fasi negli ultimi decenni, ma è palese che rispetto agli anni ’70 e ’80 sia sempre più forte e in espansione su scala globale, con ondate di impetuosa crescita e momenti di falso declino.