Sono più di due anni che due nostri uomini, due fucilieri di marina del San Marco, due Marò per dirla come la stampa nazionale, sono prigionieri in India è impossibilitati a tornare in patria.
Due anni in attesa di un processo che non è mai iniziato, due anni ad aspettare una imputazione per l’omicidio di due pescatori indiani, un omicidio dai contorni fumosi non si sa chi abbia sparato ai pescatori, da quale nave e per quale motivazione.
Una cosa e certa la petroliera italiana Enrica Lexie si trovava, nel periodo di tempo durante il quale la sparatoria è avvenuta, al di fuori delle acque territoriali indiane.
In questi due anni il nostro paese, il nostro governo, i nostri alleati non sono stati in grado di esigere giustizia per i nostri militari, che ve lo ricordiamo erano in missione anti pirateria sotto l’egida di una risoluzione delle Nazioni Unite.
In questi due anni abbiamo sentito dire, da chi si occupava della tutela internazionale dei nostri fucilieri, che dovevano aspettare, che dovevamo rispondere positivamente alle richieste indiane come gesto di buona volontà, che l’India non si esprimeva perché i partiti politici erano nel pieno di una campagna elettorale, prima quelle amministrative e recentemente le elezioni politiche.
E così l’Italia ha fatto, ha accolto le richieste indiane, ha fatto sbarcare i nostri uomini, li ha fatti imprigionare, li ha rispediti in India dopo aver dichiarato che essi sarebbero rimasti in Italia perché così voleva il diritto internazionale, e infine ha atteso le elezioni indiane.
Bene, ora queste elezioni si sono svolte, la campagna elettorale è finita ed il partito nazionalista indù ha ottenuta la vittoria e con essa la nomina del Primo Ministro.
Ma questo Primo Ministro ora cerca di ottenere la fiducia di uno stato dove il suo partito è minoranza, uno stato che storicamente non è mai stato favorevole ai nazionalisti. Questo stato è il Kerala, lo stato dove vivevano i due pescatori uccisi due anni fa nelle acque dell’oceano indiano.
Anche per questo motivo temiamo che il nuovo governo indiano non favorirà l’Italia nel contenzioso sulla giurisdizione sul caso dei Marò, anzi potrebbe essere possibile che il nuovo governo tenti un’accelerazione dei lentissimi tempi della giustizia indiana, spingendo per una condanna in India dei nostro Marò.
L’Italia da sola non ha nessuna speranza di risolvere la questione dei nostro fucilieri, l’unica possibilità è chiedere l’intervento dei nostri partner internazionali, gli Stati Uniti in primo luogo, ma anche il Giappone, Israele e la Federazione Russa tutti stati che posseggono una forze influenza sull’India, stati con i quali avevamo rapporti privilegiati, indeboliti però durante il periodo dei governi tecnici (non ce ne voglia il ministro Terzi il quale ha fatto più di quanto era pensabile per tutelare gli interessi italiani).
Il nostro attuale governo, un governo politico, ha la possibilità, la capacità e il dovere di mantenere ottimi rapporti con tutte le nazioni suddette, non solo perché esse rappresentano una possibilità di salvezza per i nostri uomini, ma perché la multilateralità della nostra politica estera può farci tornare centrale in quel ruolo di mediatori e di costruttori di ponti tra paesi avversari e spesso nemici.
I nostri Marò hanno diritto ad un processo in Italia, forza!