Termina Mare Nostrum gli scafisti ora adottano nuove strategie
A testimonianza del fatto che Mare Nostrum era diventata una occasione per i trafficanti di uomini invece di una missione di salvataggio ce lo dimostrano gli accadimenti degli ultimi giorni. Dal 1º di gennaio le navi della marina militare non sono più impegnate 24/7 nel raccogliere i clandestini messi in mare su gommoni fatiscenti e spesso costruiti allo scopo nel canale di Sicilia, poco oltre le acque territoriali libiche in molti casi, e si è simmetricamente osservato un crollo delle partenze dalle coste del nord africa.
Non appena le nostre navi sono tornate a pattugliare l’area delle 35 miglia al largo delle acque territoriali italiane le partenze dalla Libia sono diminuite. Diminuite si ma non interrotte. Gli scafisti modulano la tipologia delle imbarcazioni da andare verso le coste italiane in base al dispiegamento elle unità italiane. Con le nostre navi e quelle della missione Frontex che rimarranno a 35 miglia da lampedusa torneremo a osservare non più gommoni tenuti insieme da corda e colla ma ex pescherecci che saranno in grado di trasportare i clandestini fino alle 35 miglia o alle coste di Lampedusa.
Ma un altro elemento va sottolineato. Non sarà possibile per i mercanti di uomini soddisfare le richieste di transiti verso l’Italia senza utilizzare i gommoni di cui parlavamo. Per questo motivo gli scafisti hanno ora mesoni atto una nuova strategia che già si osserva da circa 3 settimane ma che è risultata evidente agli occhi di tutti nei primi giorni di questo 2015.
Gli scafisti acquistano in medio oriente navi prossime al disasrmo, delle vere e proprie carrette del mare, possibilmente navi attrezzate al trasporto di animali, con stive ventilate e dal facile accesso. Queste navi vengono quindi portate in Turchia dove vengono imbarcati 700/1000 clandestini per ogni nave. I clandestini spendono per il viaggio verso l’Italia circa 3/4000 dollari, mentre ai mercanti le navi costano tra i 250000 e i 400000 euro. Il guadagno netto per ogni carico di clandestini è di oltre 2 milioni di euro.
Le navi vengono portate a circa 50/60 miglia dalle coste italiane e poi abbandonate dagli scfisti in mare aperto con il motore al massimo delle potenza e i pilota automatico impostato con rotta verso le coste italiane. A questo punto viene lanciato l’SOS e i nostri militari sono costretti a rischiare la vita per riprendere il timone di queste unità che altrimenti si schianterebbero contro la costa causando una strage di proporzioni immani.
Il fatto grave della vicenda è che le “autorità” turche non si interessano della cosa e permettono a queste navi di salpare senza alcuna limitazione. Nella loro rotta verso l’Italia le navi entrano in “Europa” solcando spesso le acque territoriali greche. Anche in questo caso le autorità greche non intervengono a patto che l’unità in questione desideri far rotta verso l’Italia.
La questione dell’immigrazione clandestina non si può risolvere con operazioni come Mare Nostrum (che ha solo aggravato il problema, arricchito gli scafisti e i famosi esponenti del “mondo di mezzo” che hanno fatto dell’emergenza immigrazione la loro maggior fonte di reddito), ma si risolve solo portando stabilità nelle aree di guerra e di crisi. L’immigrazione rivela inoltre i costi della “Non Europa” ciò l’assenza di una vera Unione Europea. La presenza e i danni della “Non Europa” sono evidenti quando la Grecia non prende provvedimenti per tutelare la frontiera del continente, così come è evidente quando i paesi del nord ritengono le problematiche geopolitiche e migratorie del mediterraneo un problema esclusivo dei paesi rivieraschi.
Infine una beffa, che però potrebbe anche diventare una opportunità per qualcuno, legata alle nuove modalità di arrivo dei clandestini. Ci troveremo a dover mettere in disarmo decine di unità fatiscenti, unità dalle quali sarà possibile riciclare tonnellate di ferro ed acciaio, unità che però dovremo bonificare dall’amianto, spesso usato nella cantieristica degli anni 60 e 70 e che sarà di grande impatto per i costi di tali bonifiche.
Ci auguriamo che una operazione come Mare Nostrum non venga mai più messa in campo e che se si vuole dare asilo a profughi o rifugiati si mandino direttamente traghetti civili in Libia o in Turchia per prelevare a basso costo, in sicurezza e senza prevaricazioni sui più deboli su chi veramente è un esule, un perseguitato o un rifugiato. Questa è l’unica via per garantire una accoglienza vera, fattiva, e senza emergenze continue dove chi prospera sono solamente gli sfruttatori e i criminali.
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Scusate, posso sapere dove prendete queste notizie, questa dell’utilizzo delle navi in disarmo è molto interessante.
Dalla Rete mattia, dalle fonti Open, come quasi tutto, da blogger, utenti di twitter e FB, e in minima parte dall’Agenzie
Mi spiace dover essere crudele ma visto che nella “catena” di produzione dei clandestini, che sono cosa ben diversa dai rifugiati politici o perseguiati, i vari Stati se ne fregano se non addirittura appoggiano velatamente l’operazione, l’unico modo per dare un segnale forte è quello di minare le acque territoriali italiane. Alla prima carretta del mare che salta vedrete che non ne arriveranno più.
E’ una soluzione estrema e schifosa, me ne rendo conto. Ma se un clandestino ha tra le sue capacità 3-4000 mila dollari, si prende l’aereo. Invece lo stato italiano è costretto a salvarli, rischiando la vita dei propri uomini, per poi avere “parassiti” a cui dover dare da sfamare, vestire e curare, senza che ci sia un ritorno nè in tasse, nè in manodopera specializzata. Insomma è una politica tutta a perdere che fa arricchire i soliti e discapito di tutto il popolo italiano che onestamente paga le tasse. Per non parlare del probabile dirottamento di tale persone ai semafori come lavavetri o parcheggiatori abusivi (gestiti dalle mafie), venditori di merce contraffatta, spacciatori e rapinatori.