Tensione nel Golfo: una strategia iraniana per bloccare l’export di petrolio saudita.
Sta emergendo chiaramente in queste ore una strategia iraniana per bloccare le esportazioni di petrolio da parte dell’Arabia Saudita. Vanno infatti letti nel medesimo piano gli episodi accaduti ieri al largo del principale porto petrolifero degli Emirati Arabi Uniti sul Mare Arabico, e l’attacco di questa mattina di droni partiti dallo Yemen che avrebbero avuto come bersaglio le installazioni petrolifere saudite sulla costa del Mar Rosso. Diciamo partiti dallo Yemen e non degli Houti, in quanto è impossibile per le milizie dei cammellieri yemeniti costruire, lanciare e dirigere a distanza droni tanto avanzati come quelli visti oggi in volo verso la costa saudita del Mar Rosso.
Appare a noi evidente che Teheran abbia mandato un chiaro messaggio a Ryad e agli americani che operano nella regione: l’Iran ha la volontà e forse la capacità di bloccare l’export petrolifero arabo sia dai terminali degli Emirati Arabi, sia dai porti sauditi sul Mar Rosso.
Questa tesi fa sì che in caso di conflitto nel Golfo Persico, non sarebbe agevole per i sauditi esportare il proprio greggio evitando la via d’acqua che è posta di fronte alla base navale iraniana di Bandar Abbas.
Ma possiamo andare oltre e pensare che l’Iran voglia mandare un altro messaggio ai sauditi e forse ancor di più agli americani. Il conflitto, se dovesse scoppiare, non chiuderà Hormuz solo per una settimana o per un mese, ma potrebbe essere volontà degli Ayatollah far diventare il transito per Hormuz una sfida continua per molti mesi dopo la fase acuta del conflitto, obbligando americani e arabi a ingaggiare gli iraniani sulle coste orientali del Golfo.
La successione temporale degli attacchi al porto degli Emirati sul Mare Arabico e dei terminal petroliferi sauditi sul Mar Rosso, fa pensare che questi fatti siano funzionali unicamente alla strategia di minaccia che emerge sempre più forte da Teheran. La teocrazia iraniana alza la posta, ed è disposta a rischiare il futuro dell’intera nazione iraniana oramai certa del bluff di Donald Trump