Lo strike israeliano in Siria della notte scorsa non va letto come un attacco in risposta al sospetto uso di armi chimiche a Duma, di questo il nostro gruppo ne è fortemente convinto.
Il bombardamento israeliano, a nostro avviso, è stato pianificato ben prima dei fatti di Duma e risponde unicamente alla dottrina strategica israeliana che prevede di ostacolare fattivamente la presenza iraniana in terra siriana.
Nella base aerea T4, colpita da missili da crociera aviolanciati israeliani, era nota la presenza di elementi delle Guardie della Rivoluzione Iraniana che operavano droni a lungo raggio. Riteniamo che l’obiettivo del raid fosse quindi limitare la capacità di ricognizione delle forze iraniane in Siria e nel Mediterraneo Orientale.
Va sottolineato però che in questa occasione Israele ha messo in atto un escamotage per tentare di cogliere di sorpresa il personale presente a T4. Poco prima aerei israeliani hanno colpito obiettivi di Hamas a Gaza. Forse parte dei mezzi aerei decollati insieme a coloro i quali hanno colpito Gaza si sono separati dalla formazione principale e hanno proceduto ad attaccare il suolo siriano prendendo posizione nella parte settentrionale dello spazio aereo libanese.
La mossa israeliana deve aver innervosito la Federazione Russa che ha immediatamente messo in luce le responsabilità di Gerusalemme e poco dopo accusato gli israeliani di un “inaccettabile uso della forza” contro i palestinesi di Gaza.
Non abbiamo quindi assistito ad alcun raid di rappresaglia dopo le accuse occidentali di utilizzo di armi chimiche da parte del governo siriano a Duma. Se tale risposta arriverà, essa giungerà da Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna, non certo da Israele.