Abbiamo già scritto in maniera generica di quale potrebbe essere la via militare della ritorsione iraniana contro gli Stati Uniti.
Oggi vogliamo entrare un po’ più nel dettaglio della possibile azione “terrestre”, in antitesi all’azione nello Stretto di Hormuz, che cercheremo di delineare nei prossimi giorni.
Il luogo della rappresaglia
A nostro giudizio gli iraniani tenteranno, se mai dovessero decidere una azione militare diretta, di colpire un luogo simbolo, ma che allo stesso tempo possa avere anche una importante valenza strategica. Questo luogo crediamo possa essere la base Ali Al Salem in Kuwait. Questa base possiede un alto valore simbolico, da qui è partono droni simili a quello che ha ucciso Soleimani, e da qui potrebbe iniziare un tentativo iraniano atto a isolare ancora maggiormente gli americani in Medio Oriente, facendo percepire la loro presenza come una minaccia alla sicurezza degli stati alleati, più che una garanzia contro aggressioni straniere.
L’attuale strategia iraniana prevede di ridurre, per poi eliminare completamente, la presenza americana nel Golfo, unico argine all’espansionismo sciita. Il parlamento iracheno, ormai completamente sotto minaccia delle milizie, ha votato per chiedere al governo di espellere le truppe americane presenti nel paese. Se questa procedura fosse completata, il Kuwait diventerebbe il prossimo obiettivo di Teheran.
La modalità dell’attacco
Esiste una sola modalità possibile per un attacco iraniano contro il Kuwait: i missili balistici e da crociera in possesso degli ayatollah. Ma quali vettori saranno impiegati?
Questo tipo di attacco non potrà essere svolto con successo utilizzando unicamente vettori a propellente liquido, missili con altissima capacità offensiva ma che richiedono tempo di preparazione al lancio relativamente lunghi, fatto che potrebbe innescare un attacco preventivo americano sui siti di lancio iraniani.
Riteniamo quindi che la prima ondata sarà lanciata da missili a corto e medio raggio a combustibile solido come lo Zolfaghar, un vettore con raggio utile di 700 km e un’alta precisione, ed il Fateh-110, un vettore da 300 km di portata e anch’esso con altissima precisione.
Tutti gli altri vettori iraniani potrebbero invece rimanere in stato di massima allerta per poter replicare al secondo colpo americano, prendendo di mira in particolare Israele. Parliamo dei missili della famiglia Shahab, per numerosità, e del vettore Sejjil per la sua capacità di essere pronto al lancio in meno di 30 minuti grazie al suo motore a combustibile solido.
Gli scenari dopo questa fase assumono contorni non ben definibili e quindi non è utile cercare di tracciarli. Scriveremo invece un post riguardante la capacità missilistica iraniana, punta di diamante delle capacità offensive della repubblica islamica.
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