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La strategia saudita per contenere l’Iran destabilizzerà il Libano?

LibanoIl nostro gruppo ha partecipato ad una interessante conferenza organizzata dalla NATO DCF sotto la Regola di Chatham House. Non possiamo quindi rivelare né il nome dei partecipanti, né ancor meno chi abbia detto cosa. Possiamo però dirvi che erano presenti analisti dei principali centri di studio della regione araba e nordafricana, politici di rilievo, diplomatici e militari di alto rango, in servizio e della riserva, dell’Alleanza Atlantica, della Cina e della Russia, oltre che della regione del Golfo Persico e del Nord Africa, da questo evento deriva il post che vi apprestate a leggere
L’Arabia Saudita ha compiuto un grave errore strategico negli ultimi sette anni, affidare la propria sicurezza ad un alleato, seppur molto importate come gli Stati Uniti guidati di Obama, piuttosto che ricercare una propria strategia per garantire i propri interessi nazionali e regionali.
In base a questa decisione oggi i sauditi devono fronteggiare non solo la presenza di elementi non statali, riconducibili allo storico nemico regionale (e cioè l’Iran), in Siria, in Yemen, in Bahrein, in Libano, in Palestina, in Irak e all’interno dei propri confini, ma convivono con un Iran che mantiene attivo il proprio programma di ricerca nucleare e può da oggi accedere nuovamente ai mercati internazionali.
Sembra invece che oggi l’Arabia Saudita abbia deciso di percorrere una propria strategia con la quale confrontarsi con il suo principale avversario regionale. La strategia è nel suo quadro complessivo apparentemente semplice, ma nella realtà dei fatti essa è difficile da realizzare in un piccolo lasso temporale, fatto questo indispensabile vista la rapidità con la quale gli attori “non statali” riconducibili all’Iran stanno avanzando in molti dei paesi dove essi operano, fatta eccezione il Bahrein e lo Yemen.
Secondo questa dottrina dei sauditi, Riad potrebbe intervenire direttamente o mediante attori “non statali” nell’unico paese dove oggi l’attore non statale sciita, e cioè l’Hezbollah, non è contrastato da un attore non statale sunnita.
La nostra teoria è quindi che presto potremmo assistere ad una azione sunnita in Libano.
Tale azione oltre a contrastare simmetricamente la milizia sciita, potrebbe sottrarre forze sciite alla battaglia per la Siria, dove oggi i sunniti delle varie fazioni subiscono l’avanzata dell’esercito siriano e delle formazioni dell’Hezbollah nonché delle milizie sciite irachene impegnate al fianco del presidente Al Assad.
L’azione sunnita potrebbe trovare uomini da reclutare tra le decine di migliaia di profughi sunniti fuggiti dalla Siria nel nord del Libano a seguito delle vittorie militari dell’esercito di Al Assad, decine di uomini senza lavoro, senza una patria e che hanno subito una sconfitta ad opera di Sciiti ed Alawiti, uomini che potrebbero essere pronti a combattere in Libano per poi avere la nuova opportunità di combattere in Siria contro gli storici nemici sciiti.