Le elezioni di medio termine sono passate e la maggioranza del Congresso Americano, e cioè la Camera dei Rappresentanti e il Senato, è ora saldamente nelle mani del Partito Repubblicano.
Solitamente in questa condizione sono le segreterie politiche dei due partiti a prendere in mano la situazione e a gestire in maniera più o meno concordata gli ultimi due anni di mandato presidenziale, in attesa di giocarsi tutto alle elezioni presidenziali dove insieme al presidente vengono eletti i 2/3 del Senato.
In questa occasione potrebbe andare diversamente, perché Obama sembra non voler per nulla rinunciare a dettare le proprie regole negli ultimi due anni del suo mandato presidenziale.
Sembra che il presidente in carica pensi che la responsabilità del suo calo di popolarità sia da attribuire ai comportamenti assunti dalla sua squadra di governo ed in alcuni casi addirittura al proprio partito.
Il presidente americano si preparerebbe quindi a sostituire il Segretario di Stato Jonh Kerry, figura che in questi ultimi due anni ha cercato di mantenere salda l’ormai poca fiducia che gli alleati storici dell’America ripongono negli States. Il presidente probabilmente vorrà sostituire John Kerry con Susan Rice, ma il Congresso potrebbe opporsi fermamente a questa scelta innescando un vero e proprio stallo istituzionale.
Obama cercherà anche con tutta probabilità di sostituire il Segretario alla Difesa Chuck Hagel, un ex militare che nei briefing alla Casa Bianca più volte avrebbe espresso la propria frustrazione per la gestione militare delle crisi internazionali, prime tra tutte la lotta allo Stato Islamico e la situazione in Libia.
Il presidente sembra anche insoddisfatto del ministero della salute e del ministro attualmente in carica accusato di non aver profuso abbastanza energie nel difendere la bontà dell’Obama Care (il programma di assistenza medica voluto dal presidente) e che verrà prossimamente probabilmente silurata con il pretesto di aver gestito in maniera approssimativa i casi di Ebola in Texas.
Da questa istantanea riguardante l’amministrazione americana emerge il profilo di un presidente che non accetta il fatto che l’America gli ha voltato le spalle e ha affidato la maggioranza del Congresso ai Repubblicani, un presidente che, secondo la nostra opinione, non scenderà a patti con nessuno nemmeno all’interno del proprio partito.
Secondo il nostro gruppo il progetto del presidente Obama non termina con la scadenza naturale del proprio mandato, e per questo motivo egli non avrà remore ad andare contro il partito democratico.
Secondo il nostro gruppo esiste la possibilità, seppur oggi non concreta, che Obama stia valutando di fondare egli stesso un nuovo partito politico americano. Un partito politico che potrebbe presentare un proprio candidato alla corsa per le elezioni presidenziali del 2016.
Se questa fosse veramente l’intenzione di Obama assisteremmo a due anni nei quali il presidente non esiterà ad utilizzare il proprio potere esecutivo, sommato al potere di veto, per condizionare in maniera estremamente invadente la politica americana, una scelta che se portata alle estreme conseguenze potrebbe portare ad uno scontro in campo aperto tra il Congresso (senza distinzione di partito) e la Casa Bianca.
Uno scontro che potrebbe trascinare l’Anatra Zoppa verso una messa in stato di accusa. Ciò dovesse accadere l’America vivrà una crisi non solo istituzionale ma anche politica e sociale in grado di minare le fondamenta stesse della Democrazia americana.
Obama persegue secondo noi il desiderio di cambiare per sempre l’architettura dell’America, anche se azzoppato dalle elezioni di medio termine perseguirà il proprio intento, e questa particolare situazione politica potrebbe giocare addirittura a suo vantaggio.