Un sottomarino a controllo automatico del valore di 150000 dollari, e reperibile anche nel mercato civile, effettua una missione in acque internazionali, sul veicolo dipinto con colori sgargianti scritte in inglese :”Proprietà della Marina Americana. NON RIMUOVERE DALL’ACQUA”, si tratta di un dispositivo privo di motori ma in grado di spostarsi per grandi distanze e per un tempo di oltre 4 mesi seguendo le correnti marine e attivamente sfruttandole, come fa un aliante nel cielo. Una imbarcazione della Repubblica Popolare Cinese, un guardacoste armato, pattuglia le acque internazionali del Mar Cinese Meridionale a circa 60 miglia dalle Filippine, un’area di mare che però Pechino ritiene sua per diritto, un’area di Mare che segue la Nine Dash Line che è diventata la nuova Muraglia della Cina contemporanea. La Guardia Costiera Cinese intercetta il segnale di recupero emesso dall’ “aliante subacqueo” (Undersea glider) che deve essere recuperato da un’unità americana (un’unità oceanografica militare classe Pathfinder) dopo una missione che gli americani dichiarano essere non classificata. Quando la nave americana si trova a circa 500 metri dal Glider, i cinesi lo issano a bordo e lo “sequestrano”. Gli americani protestano (via radio) ma i cinesi comunicano unicamente che la loro unità riprenderà presto le normali attività e lascia l’area diretta verso la Cina.
Ecco questo il resoconto di un atto ostile, per non dire un atto di pirateria, messo in atto nel Mar Cinese Meridionale poche ore fa.
Ora da Pechino, dopo il danno a spese degli Usa, arriva la beffa. Il ministro degli esteri cinesi ha pubblicamente dichiarato che gli Stati Uniti e Cina stanno utilizzando i canali militari per risolvere in maniera appropriata la questione del sequestro del Glider. Una maniera fine e tipica dei cinesi per trasmettere in via diretta ai miliari americani un avvertimento, per non dire una minaccia, nei confronti delle unità militari americane che operano ed opereranno nel Mar Cinese Meridionale. Certo direte voi, era un Drone di poco interesse strategico, non aveva nemmeno una sua propulsione, ha un costo irrisorio paragonato ad altri sistemi, tuttavia la parte focale è di tipo simbolica, non materiale.
Obama, dalla Casa Bianca, ha fatto balenare l’ipotesi che la responsabilità di questo incidente sia dovuta all’atteggiamento del presidente eletto Donald Trump e alla sua telefonata con la Presidente di Taiwan. Il presidente Americano non ha considerato che la spocchia manifestata dai cinesi nei confronti degli Stati Uniti sia in gran parte responsabilità, anzi colpa, dell’attuale inquilino della Casa Bianca. Obama è sempre arretrato quando era il momento di difendere amici ed alleati nei confronti di Pechino e dei suoi alleati. Obama è indietreggiato davanti agli atti di guerra della Corea del Nord, è rimasto pietrificato mentre unità cinesi violavano le acque territoriali delle isole Senkaku, non ha battuto ciglio mentre i pescatori e le unità militari filippine venivano estromessi da ricchi tratti di mare ad ovest di Manila.
Obama ha assistito senza fare alcunché mentre la Cina costruiva isole artificiali nel Mar Cinese Meridionale, e non ha reagito in alcun modo nemmeno quando queste isole si sono trasformate in basi aeree e navali avanzate che in questi giorni vengono armate con sistemi missilistici sia offensivi che difensivi.
E’palese che la Cina si prepara a sostenere con la forza le sue richieste di sovranità territoriale sulla totalità del Mar Cinese Meridionale utilizzando senza alcuna remora la Corea del Nord e militarizzando la Nine Dash Line.
La Cina però deve avere presente una cosa, in maniera molto chiara. Pechino ha ancora un paio di mesi per fare il buono e il cattivo tempo nel Mar Cinese Meridionale perché il primo atto di pirateria, che dovesse essere compiuto dopo il 20 Gennaio 2017 vedrà una risposta, per non dire una rappresaglia, immediata e simmetrica, senza nemmeno che il presidente debba autorizzare nulla personalmente. Ci penserà il nuovo Segretario alla Difesa Americano ad autorizzare in pochi minuti i militari americani a difendere il diritto di navigazione in acque internazionali. Non serve l’autorizzazione presidenziale per l’autodifesa delle unità militari americane, è, e sarà, sufficiente la luce verde di James “Mad Dog” Mattis, e non come oggi l’autorizzazione della First Lady Americana, prima ancora di quella di Mr. Obama.
Plot Credit Benn Alsupp
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dubito che cane pazzo si arrischi a toccare una nave militare cinese.
Dubito anche che le nuove basi cinesi saranno mai spostate..d’altronde gli USA contano nel mondo centinaia se non migliaia di basi militari, specie a ridosso dei confini russi e cinesi..
Un conto è avere basi ospitate su territorio di nazioni estere attraverso percorsi democratici di approvazione, un altro è fare i propri porci comodi su acque internazionali per costruirsi un atollo artificiale dove piazzarci di tutto e di più per essere utilizzate come minaccia per i vicini.
Se parte questa deriva, chiunque si riterrà in diritto di costruirne altri, quando e dove vuole.
È per questo che Obama ha sbagliato , non ha reso L’america il giusto contrappeso.