Le formazioni dei ribelli siriani sono pronti a sferrare una serie di attacchi in diverse aree del paese. Durante questi due mesi, nei quali teoricamente era in vigore una tregua sotto l’egida delle Nazioni Unite, in Siria abbiamo assistito a intensi combattimenti tra piccoli gruppi di ribelli e l’esercito regolare siriano.
In questa fase si è avuta una netta prevalenza dell’esercito regolare e una evidente riduzione di capacità bellica e di coordinamento da parte dei ribelli, l’appoggio turco inoltre non sembra più assoluto e la politica di Ankara è tornata ad essere ambigua.
In questo scenario diverse fazioni dei ribelli hanno deciso di tornare all’offensiva utilizzando sempre etniche di guerriglia, ma con un maggior coordinamento e puntando ad obiettivi strategici. La situazione riflette la sensazione dei ribelli che un’ulteriore attesa finirebbe per indebolire giorno dopo giorno la loro fazione. Sensazione a nostro avviso corretta in quanto nessuna azione esterna si profila in soccorso dei ribelli, questo perchè tutte le potenze occidentali, USA e Francia in testa, hanno ribadito che solo con l’appoggio del consiglio di sicurezza parteciperanno ad una azione di forza contro Assad. Vista la posizione russa una azione di forza è oggi da escludersi.
Solo alcuni paesi arabi supportano attivamente la rivolta, ma questo fatto potrebbe essere sufficiente solo a far proseguire le ostilità non a determinare la caduta di Assad.