Partiamo da un dato: si sta formando una coalizione internazionale, che trova il suo perno negli Stati Uniti, pronta a portare un attacco coordinato alla Siria.
Questa coalizione è formata dagli Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Olanda, Arabia Saudita e Israele.
Questa coalizione, in particolare Gran Bretagna e Stati Uniti stanno mobilitando assetti che colpiscono la nostra attenzione: non parliamo di caccia o bombardieri strategici, parliamo della parte logistica ed in particolare di aerorifornitori, aerei radar e per la raccolta di dati elettronici, aerei per il trasporto strategico, C-17 in primis. Il movimento di questi particolari aeromobili, che spesso non occupano le prime pagine dei quotidiani quando si parla di un conflitto. Tuttavia la mobilitazione di questi mezzi sta ad indicare che la coalizione a guida statunitense stia in effetti programmando una campagna militare di ampio respiro e non il raid di una notte portato a termine con il solo utilizzo di missili da crociera.
Il “ritardo” con il quale gli Stati Uniti stanno portando l’annunciata punizione per il governo di Damasco non fa pensare ad una possibile risoluzione diplomatica della vicenda ma al fatto che si stia preparando una azione molto più complessa e che richiede uno sforzo logistico di base ben più significativo rispetto alla necessità di riarmo per alcune unità navali.
Macron e May affermano di avere le prove del coinvolgimento del governo siriano nell’intossicazione chimica di Duma, il presidente Macron in particolare sembra ripetere le formule utilizzate da Sarkozy alla vigilia dell’azione militare francese in Libia contro Gheddafi. Il governo americano afferma di avere campioni biologici comprovanti l’ultilizzo di cloro e di un agente nervino a Duma.
Dall’altra parte della barricata si susseguono le minacce iraniane ad Israele, minacce che prospettano la distruzione di Haifa e Tel Aviv nel caso in cui lo stato ebraico commetta “azioni sconsiderate” in Siria.
La Russia mantiene il solito atteggiamento ambiguo che parla allo stesso tempo di reazione militare decisa nel caso in cui vengano colpiti dai raid americani assetti o uomini russi. Simultaneamente le medesime fonti russe parlano di risposta militare anche nel caso in cui venissero colpiti gli alleati di Mosca aumentando l’incertezza sul come potrebbe evolvere la situazione dopo che il primo missile Made in Usa colpirà la Siria.
Ogni giorno che trascorre permette alla diplomazia di lavorare per cercare una soluzione al di fuori della forza militare ma allo stesso tempo ogni ora che passa prima dell’attacco aumenta le probabilità di trovarsi di fronte ad una campagna militare di più giorni e non solo ad uno strike di una notte contro obiettivi legati ai centri strategici del potere di Al Assad.
Photo Credit: USAF