Le forze fedeli al presidente siriano Al Assad stanno guadagnando terreno in tutta la Siria, in particolare nella zona sud del paese e nei pressi della frontiera libanese. Il fondamentale supporto della milizia libanese di Hezbollah e il rifornimento di armi dall’Iran stanno favorendo in maniera determinante la controffensiva dei lealisti. I maggiori successi dei governativi si sono registrati ad est di Damasco lungo la direttrice che porta alla Giordania. Questa aerea di territorio era stato l’embrione della rivolta siriana e ora le forze dei ribelli sono costrette alla guerriglia al di fuori dei centri urbani. A nord e nei pressi del Libano si combatte violentemente ad Homs dove i ribelli hanno subito diverse sconfitte dopo aver registrato a metà del mese scorso importanti vittorie anche contro i miliziani libanesi. In queste settimane la mancanza di coordinamento tra i ribelli, il timore per la continua espansione delle forze estremiste in seno ai ribelli, in particolare parliamo del gruppo Qaedista di Jabhat Al Nusra, e la delusione per il mancato intervento americano a supporto delle formazioni dei ribelli ha ridotto le capacità belliche del Free Syrian Army e ha determinato la diminuzione del flusso di volontari che nella precedente fase del conflitto affluivano numerosi ai centri di reclutamento dei ribelli.
La violenza, per quanto possibile, aumenta sempre di intensità. Numerosi indicatori e molteplici fonti riferiscono dell’uso di armi chimiche propriamente dette (agenti nervini e non solo composti del cloro come avvenne in una prima fase) con numerose vittime civili. Tuttavia non è possibile per il nostro centro oggi attribuire la responsabilità dell’utilizzo di tali armi ad una fazione piuttosto che all’altra. Agenti nervini sono comunque stati impiegati, seppur su piccola scala, in Siria; i risultati della analisi ematochimiche su campioni di profughi siriani lo provano in maniera inequivocabile. Altro aspetto non negabile è la cieca violenza contro i civili da ambo le parti. In Siria sono stati commessi crimini di guerra contro i civili e si è assistito ad episodi di pulizia etnica. Il più clamoroso ha coinvolto i sunniti residenti nelle regione costiera della Siria a maggioranza alawita. Gli abitanti di un piccolo villaggio di nome Banyas sono stati costretti alla fuga precipitosa, chi è rimasto è stato ucciso, non importa fosse uomo, donna o bambino. I morti sono stati oltre cento. Alla stessa brutalità si assiste quando un raid aereo delle forze fedeli al regime bombarda aree popolate da civili o quando un’autobomba dei ribelli esplode nel centro di Damasco, mietendo vittime tra civili innocenti, senza parlare poi dello scempio dei corpi dei nemici uccisi e le torture, di ambo le parti, ai prigionieri dell’opposta fazione.
In questo inferno di violenza, che ha reclamato già 95000 vittime la guerra in Siria prosegue senza che se ne intraveda una fine gestita politicamente. Le ingerenze straniere, il settarismo, la voglia di vendetta avvolgono la Siria in una spirale senza fine.
L’avanzata delle truppe di Al Assad darà più forza negoziale al Presidente siriano in vista della prossima conferenza di pace in programma per il prossimo giugno. Anche i ribelli vorranno arrivare alla conferenza da una posizione di forza, per questo motivo possiamo attenderci un ennesimo aumento degli scontri e delle violenze nella guerra di Siria da oggi alla conferenza di giugno.
Siria: le forze di Al Assad guadagnano terreno
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