Non vi parleremo di pizza e vodka, ci hanno già pensato altri, vi parleremo di quello che secondo noi certifica l’accordo tra USA e Russia per un cessate il fuoco in Siria. Un’intesa che dimostra ancora una volta come la dimensione del conflitto Siriano non sia la “guerra civile” ma una guerra per procura tra Mosca e Washington che rientra in quello schema di “Guerra Fantasma” da noi teorizzato quasi quattro anni fa.
Ed è così che la più grande speranza per interrompere la scia di morte, povertà e disperazione che attanaglia la Siria arriva da un vertice dove non sono presenti le numerose fazioni che si combattono sul campo. Sarebbe infatti risultato impossibile trovare un accordo mentre allo stesso tavolo si fossero trovati seduti i ribelli ed il governo; questa la forza e la debolezza dell’accordo raggiunto a Ginevra. Saranno ora la due grandi potenze che dovranno esercitare tutta la loro influenza sui loro “alleati” e sui loro “Proxy” che combattono sul terreno ad Aleppo, Homs, Idlib, Damasco. Noi registriamo intanto le prime reazioni sul campo: il governo siriano dichiara di accettare l’accordo, stesse dichiarazioni arrivano dall’Hezbollah, così come da molte fazioni che si rifanno all’FSA. Silenzio invece da parte di altri due protagonisti della guerra in Siria: Arabia Saidita ed Iran, i quali sembrano i soggetti meno interessati ad una cristallizzazione del conflitto sulle posizioni odierne.
Il cessate il fuoco scatterà al tramonto di domani, una data non casuale in quanto segna l’inizio di una delle più importanti feste religiose mussulmane, la “festa del Sacrificio” o Eid al-Adha ; se la tregua reggerà per sette giorni verrà istituito di fatto uno spazio aereo controllato su tutta la Siria, con il divieto di sorvolo per l’aviazione siriana governativa, mentre i raid aerei saranno demandati a Stati Uniti e Russia che dovrebbero coordinare l’attività bellica contro gli obiettivi riferibili a formazioni terroristiche.
Nonostante il grande ottimismo dimostrato l’estrema frammentazione delle formazioni in lotta nel pantano siriano è oggi il più grande ostacola che, nel breve termine, rischia di non far entrare in vigore la sospensione dell’attività aerea degli aerei di Damasco, mentre le tensioni tra Iran e Arabia Saudita sono a nostro avviso il punto di maggiore criticità per una tenuta dell’accordo su orizzonti temporali di più ampio respiro.
Resta da valutare l’imprevedibile fattore turco. Erdogan ha dimostrato di avere come primo, anzi come unico, obiettivo il suo progetto di una Turchia Neo-Ottomana, che scalzi l’Egitto dal ruolo di nazione di riferimento per i musulmani sunniti, non importa con che mezzi, non importa con che alleanze. Ecco perché le azioni future della Turchia non possono essere predette, oppure anche vagamente inquadrate, solo basandosi sulle dichiarazioni ufficiali del governo di Ankara. I progetti e la strategia di Erdogan andrà dedotta esclusivamente basandosi sulle azioni del presidente turco e delle forze armate che fanno capo ad Ankara; ne abbiamo a sufficienza per non gridare al miracolo dopo l’annuncio di questa tregua….