Siria, dopo che ormai è palese la riluttanza siriana a rinunciare alle armi chimiche in proprio possesso, il Segretario di Stato americano John Kerry, è tornato a parlare apertamente di azione militare in Siria.
Rispetto alla tabella di marcia programmata, la Siria ha imbarcato sulle due navi cargo preposte, solo l’8/10% degli agenti chimici che aveva accettato di trasferire all’estero entro la fine del 2013. Oggi siamo trenta giorni oltre la data limite per gli imbarchi e il grosso delle armi chimiche e dei precursori in possesso della Siria rimangono nella disponibilità di Al Assad.
Visto lo stallo continuo, al quale avevamo accennato in questo posti di due giorni fa, il Segretario di Stato Kerry ha ricordato che nel caso in cui la Siria non rispettasse gli impegni presi, la comunità internazionale si riserva di agire in base all’art. 7 della Carta delle Nazioni Unite, articolo che prevede l’uso diretto della forza militare, come previsto dalla risoluzione del Consiglio di Sicurezza che ha disciplinato l’eliminazione delle armi chimiche siriane.
Il testo tuttavia si presta a interpretazioni differenti. Russia e Cina, che dispongono di una potente apparato navale nel Mediterraneo, potrebbero infatti richiedere una ulteriore risoluzione che autorizzi il ricorso all’articolo 7, risoluzione che con grandissima probabilità vedrebbe il veto russo opporsi a qualsiasi proposta americana di una azione militare contro Al Assad.