La Siria torna al centro dello scacchiere geopolitico internazionale dopo che la Russia ha deciso di fornire a Damasco i sistemi di difesa aerea S-300 PMU2 (codice NATO SA-20 Gargoyle). L’S-300 è un sistema di difesa aerea a lungo raggio che permetterà ai siriani di migliorare notevolmente le loro capacità di difesa aerea.
Il raggio di azione degli SA-20 ed i radar ad essi associati, molto simili a quelli del sistema S-400 e che possono essere messi in collegamento con tutti i radar russi presenti nell’area, daranno ai siriani una consapevolezza della situazione tattica a livello di area che mai Damasco ha potuto avere nella sua storia militare.
Va sottolineato infatti che sebbene Israele si sia addestrato da anni a confrontarsi con i sistemi S-300 il vero vantaggio che i siriani riceveranno dal regalo che il Cremlino (o il ministero della difesa di Mosca) ha deciso di fargli sarà proprio avere sott’occhio tutto lo spazio aereo che si estende dalla costa meridionale della Turchia, passa per Cipro, per il Libano ed arriva alle coste settentrionali di Israele.
Il secondo elemento da tenere in considerazione è che in Siria sarebbero giunti nelle scorse ore, mediante un ponte aereo russo operato da aerei da trasporto strategico IL-76, sistemi per guerra elettronica Krasukha-2 o Krasukha-4. Questi mezzi sono sistemi di guerra elettronica che alloggiano in un camion della BAZ a otto ruote motrici. Questi sistemi possono essere impiegati per rendere molto complesso l’utilizzo di radar aviotrasportati (AWACS) e impedire le trasmissioni dei satelliti militari e di quelli che trasmettono in segnale GPS. Il raggio utile di questo sistema è di circa 150/190 Km.
Mediante l’utilizzo di questi Jammer (il Krasukha-4 è un Jammer) viene precluso l’utilizzo di ordigni a guida GPS, costringendo quindi le forze che intendono agire contro il suolo siriano ad impiegare missili da crociera che operino con un sistema di guida inerziale/attivo oppure impegnando bombe a guida laser. In entrambi i casi vengono ridotte le possibilità di attacco contro la Siria e si innalzano i rischi per gli attaccanti. Una bomba a guida laser ha un raggio utile di poche decine di Km (20-25 km), mentre una bomba a guida GPS lanciata con traiettoria balistica ha un raggio utile di oltre 70 Km. I missili da crociera non subirebbero gli effetti del disturbo GPS in maniera tale da impedirne l’uso, tuttavia sono armi costose e che vanno riservate ad obiettivi di pregio.
Un’altra variabile che dobbiamo assolutamente considerare sarà la location dove saranno piazzati i lanciatori del sistema S-300.
Alcune fonti grigie indicano che già in questi giorni siano giunti in Siria alcuni veicoli che compongono il sistema S-300 che sembra siano stati dislocati nei pressi della base aerea russa in terra siriana di Khmeimim.
Se così fosse il personale russo potrebbe direttamente operare, anche da remoto gli S-300 dati in gestione ai siriani e rendere di fatto subito operativi i sistemi destinati a Damasco. In questo modo sarebbe assicurato il fatto che i missili non sarebbero nelle mani di personale inesperto che potrebbe causare nuovi danni, ingaggiando ancora una volta l’obiettivo sbagliato. Secondariamente i russi potrebbero agire liberamente contro gli “intrusi” facendo formalmente ricadere la responsabilità del fatto sui siriani, i quali formalmente sono ancora in guerra contro Israele.
Israele non potrà in alcun modo tollerare che i siriani possano acquisire i sistemi S-300 e dislocarli liberamente sul territorio nazionale. Vi ricordiamo che se il sistema S-300 fosse posizionato a est di Damasco avrebbe la capacità di intercettare velivoli fino alla costa israeliana di Tel Aviv mettendo sotto minaccia diretta il cuore stesso della difesa aerea israeliana.
Come avete avuto modo di leggere l’arrivo dei missili S-300 in Siria non dissuaderà Gerusalemme dal continuare, anche se in maniera più rischiosa, la propria strategia in Siria, ma aumenterà notevolmente i rischi relativi a scontri “diretti” tra due potenze maggiori quali sono Israele e la Russia. Non va dimenticato nemmeno l’attivismo americano, ora in parte frenato delle imminenti elezioni di medio termine. Al momento Trump è rimasto ai margini della partita che si gioca in Siria ma se Israele, oppure l’interesse dell’America, fosse minacciato la risposta americana sarebbe rapidissima ed in grado di cambiare ancora una volta gli equilibri nella regione.
La guerra contro ISIS in Siria è finita.
La guerra di Siria forse non è ancora iniziata.