Sergio Mattarella, democristiano, classe 1941, deputato della Repubblica per sette legislature, più volte al Governo con coalizioni di centro sinistra, sia come ministro sia come vice presidente del Consiglio dei Ministri con il Governo d’Alema.
Sempre con il Governo d’Alema egli ha prestato giuramento come Ministro della Difesa tra il 1999 e il 2001, ora è giudice della Corte Costituzionale, dove si è fatto carico della disamina dei decreti relativi ai poteri delegati dello stato centrale.
Il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, lo ha ricordato per il fatto che egli fece partire la riforma delle forze armate in senso professionistico, abolendo quindi la leva obbligatoria, oppure per la riforma elettorale.
Noi invece cerchiamo di connotare il nuovo Presidente della Repubblica sotto il profilo geopolitico. Siciliano, cattolico, molto vicino alle posizioni americane, mentre era vicepresidente del Consiglio dei Ministri l’Italia del governo D’Alema autorizzò l’intervento militare italiano contro la Repubblica di Serbia, che stava combattendo contro gli indipendentisti del Kossovo. Terminata la campagna militare NATO contro la Serbia, Mattarella fu nominato Ministro della Difesa e coordinò l’intervento delle forze Nato che stabilizzarono la situazione in Kossovo a tutela della popolazione kossovara.
Riteniamo che il nuovo Presidente della Repubblica sposti l’asse di orientamento delle massime istituzioni italiane in senso più filoamericano. Oggi, come nel 1999, viviamo una situazione nella quale una parte di una nazione, anche utilizzando mezzi non pacifici, chiede la propria indipendenza. Ci riferiamo naturalmente all’est dell’Ucraina. Se la guerra dovesse estendersi e i diplomatici non avessero modo di ricucire le ampie ferite oggi presenti tra Russia, Ucraina e Stati Uniti, a nostro avviso le forze NATO potrebbero essere chiamate ad operare in una prima fase nei paesi orientali dell’alleanza e forse trovarsi ad operare anche all’interno dei confini ucraini. In questa situazione, sebbene sia il parlamento italiano l’organo deputato a decidere l’impiego delle nostre forze armate in teatri di guerra, pensiamo che il Presidente della Repubblica, nella sua veste di Comandante delle Forze Armate e Presidente del Consiglio Superiore di Difesa agirà in stretto coordinamento con l’alleato americano, restringendo i margini operativi di quella parte della politica e delle istituzioni italiane che ritiene pericoloso e contrario agli interessi nazionali impegnare truppe italiane come deterrente contro la Federazione Russa.
Tutto il gruppo di GPC si augura che il Presidente opererà nell’interesse esclusivo della Nazione e gli augura buon lavoro.