Stretto di Hormuz, la petroliera Stena Impero battente bandiera britannica naviga verso la sua destinazione in Arabia Saudita in acque internazionali seguendo la rotta standard in ingresso al Golfo. Una flottiglia di navi dei Guardiani della Rivoluzione la accerchia e le ordina di dirigersi a nord verso le acque interne iraniane. La petroliera cerca di fuggire virando a sud, nessuna nave militare britannica in grado di difenderla è nel raggio utile per soccorrerla, così come invece successo dieci giorni prima con un’altra petroliera che batteva la bandiera di Sua Maestà.
Visto che la Stena Impero non si dirigeva verso nord, un elicottero ha trasportato sul ponte della nave una squadra d’assalto delle Guardie della Rivoluzione che armi in pugno hanno abbordato la petroliera e ne hanno preso il controllo.
Quasi simultaneamente un’altra petroliera appartenente a un armatore scozzese, ma battente bandiera della Liberia, viene sequestrata da un’altra squadra delle Guardie della Rivoluzione 40 miglia più ad ovest rispetto alla posizione della Stena Impero. I fatti innescano una reazione immediata della Gran Bretagna e degli Stati Uniti, che minacciano immediate ritorsioni, si riunisce in emergenza il governo britannico e aerei americani sorvolano l’area per evitare nuovi sequestri. Quando la tensione raggiunge l’apice gli iraniani liberano la seconda petroliera, allentando la tensione e di fatto evitando una immediata reazione dei britannici.
Il sequestro è avvenuto nell’imminenza della chiusura dei mercati finanziari e in una settimana nella quale è atteso il nuovo premier britannico che prenderà il posto della May.
Dopo la cattura della nave fonti iraniane hanno affermato che la petroliera non aveva risposto ad una richiesta di soccorso, il fermo della nave era quindi conseguente a questo atto.
Abbiamo quindi assistito ad una astuta strategia pensata per poter mettere in atto i progetti di ritorsione degli Ayatollah in risposta al sequestro della petroliera Grace1 a Gibilterra, limitando la possibilità che la Gran Bretagna risponda direttamente e militarmente a questo atto ostile di Teheran.
L’Iran pondera attentamente ogni mossa, calcolando il rischio di ogni azione senza esporsi mai in maniera diretta alla rappresaglia britannica o americana, ma restando pronto in caso di conflitto o di attacco straniero.
E’ evidente che Teheran non teme sanzioni o altri mezzi di pressione economica o politica ma cerca di evitare in ogni modo uno scontro militare con le potenze occidentali. Da qui si desume che nei fatti l’unico vero mezzo che ha l’occidente per fermare l’espansionismo iraniano sia un colpo militare diretto, limitato ed estremamente potente che possa far riflettere chi controlla il potere a Teheran sul fatto che l’occidente, così come anche la Russia, ha ancora la capacità di utilizzare lo strumento militare, solo questo potrà far tornare al tavolo delle trattative l’Iran degli Ayatollah.
Ma in questo caso è possibile che ci sia un prezzo da pagare per una simile azione, un prezzo non solo militare nella regione, ma il ritorno del terrorismo in Europa e negli Stati Uniti, un terrorismo che da sempre è stata l’arma di ricatto dei regimi e dei fondamentalismi.