Anche coloro che desiderano la pace devono prepararsi per la guerra, o abbreviato “se vuoi la pace prepara la guerra”. Ecco, questa massima di Vegezio va lievemente modificata se vogliamo incarnare uno dei principi che ha sempre guidato il pensiero strategico di John Bolton, e possiamo farlo aggiungendo una netta dichiarazione a favore dell’azione militare.
Ma vi preghiamo, non definitelo un falco, il Consigliere per la Sicurezza Nazionale John Bolton non può essere definito un guerrafondaio, ma uno stratega, anzi un ideologo, che ritiene lo strumento militare una opzione attiva nel campo della diplomazia. Lo strumento militare è da sempre protagonista della diplomazia, anche se dal 1990 al 2009 bastava solo spostare un gruppo attacco portaerei per ottenere l’effetto sperato. Dopo gli otto anni della presidenza Obama lo strumento militare americano è apparso come un giocattolo inservibile, bersaglio dei tagli di bilancio più radicali della storia americana dopo il Vietnam. Uno strumento destinato ad essere utilizzato unicamente per difendere il suolo americano e non più la terra degli alleati, alla luce di quella formula del “Leading from Behind” tanto cara ad Obama.
Leading from Behind, guidare da dietro, non rischiando uomini e mezzi e appaltando gli affari sporchi alla milizia di turno; ma “da dietro” la visibilità spesso è scarsa, non si vede nemmeno dove le famose milizie ti stiano portando e, ad esempio, si fa fatica a capire se la linea rossa tracciata dallo stesso Obama, sull’uso in Siria delle armi chimiche, si sia poi trasformata in una pista di atterraggio per i russi e per i loro alleati.
Chiamare Bolton ad uno degli incarichi più prestigiosi e più delicati all’interno dell’amministrazione americana è un chiaro segnale di azione, di desiderio di ristabilire le capacità di deterrenza americana ormai ridotte al lumicino. La spavalderia con la quale l’Iran ha minacciato di ignorare la decisione americana di denunciare l’accordo sul nucleare, l’ostinazione degli Ayatollah nel perseguire un programma missilistico strategico in grado di produrre vettori che possono minacciare l’intera Europa (oltre ad Israele, “ça va sans dire”), la marcia inesorabile della Corea del Nord verso la piena capacità nucleare di tipo militare, le nuove armi in stile giorno del giudizio presentate da Putin, indicano proprio che la deterrenza americana (sotto il punto di vista degli Usa) deve essere ripristinata.
La sola presenza di John Bolton nella stanza dei bottoni rende più credibile la possibilità di un ricorso alle armi da parte degli Usa; non tanto perché Bolton si sia espresso in passato, e da uomo delle istituzioni, a favore della guerra in Iraq o di altri raid americani in Asia ed Africa, ma per il fatto che egli difenda ancora oggi la giustezza di tali decisioni, quindi aumenta le capacità negoziali di Trump.
Nel pensiero, nella filosofia di Bolton esistono uomini, e regimi, che possono comprendere solo la forza delle armi, e allo stesso tempo è inutile spendere centinaia di miliardi di dollari in sistemi d’arma e addestramento militare se poi questo potenziale rimane inespresso anche nel momento della necessità.
Non staremo qui a raccontarvi le posizioni del futuro Consigliere per la Sicurezza Nazionale in tema di Iran, Corea del Nord, Russia e Turchia, è chiaro che l’ex ambasciatore alle Nazioni Uniti di Washington suggerirà di applicare la massima pressione diplomatica possibile (in particolare contro Iran e Corea del Nord), ma se i negoziati non dessero gli esiti sperati la linea sarà quella di impiegare lo strumento militare in maniera decisa e massimale, niente avvertimenti, nessun attacco simbolico, bensì un utilizzo radicale della capacità offensiva americana (fin tanto che ne esiste la possibilità).
Gli avversari e i nemici dell’America sanno perfettamente cosa significa avere John Bolton al fianco di Trump, significa avere una coppia di uomini in grado di sostenersi a vicenda anche nel caso in cui debbano ricorrere all’uso della forza, due uomini che confidano nelle forze armate come mezzo per ottenere un risultato e quindi capaci di utilizzare ogni mezzo a loro disposizione per far prevalere il punto di vista della Casa Bianca.