Scopi obiettivi e differenze delle armi atomiche di Iran e Corea del Nord
La proliferazione nucleare è oggi associata a due paesi: la Corea del Nord e l’Iran. Ambedue ritengono l’arma atomica un pilastro del loro apparato militare. Teheran e Pyongyang hanno scelto due strade differenti, così come le armi atomiche sono funzionali ad obiettivi divergenti.
La Corea del Nord è sul punto, oppure ha già raggiunto lo status di potenza nucleare. Molti commentatori sono infatti concentrati sui test missilistici a raggio intermedio e a lungo raggio effettuati dai militari nord-coreani, test che non hanno ancora dimostrato la capacità dalla Corea del Nord di far rientrare in atmosfera, con buona precisione e senza danni, una testata nucleare. Ma la Corea del Nord possiede già vettori a corto e a medio raggio (come ad esempio tutta la serie Scud), con comprovate capacità di rientro, così come la possibilità di trasportare efficacemente una testata nucleare. Per questo motivo la Corea del Nord viene da noi ritenuta una potenza atomica locale.
L’ottenimento di questo status ha permesso il raggiungimento del primo obiettivo della leadership nord-coreana: la garanzia che nessuno strike potrà avvenire contro l’infrastruttura nucleare senza il concreto rischio di una rappresaglia atomica nord-coreana. L’espansione dell’arsenale atomico di Pyongyang fa sì che il regime di Kim Jong Un possa mettere in atto ancora una volta la sua strategia “diplomatica” atta ad esigere aiuti economici in cambio di temporanee moratorie sui test atomici e missilistici. La presenza di un arsenale atomico sarà inoltre fondamentale per ridurre le spese militari della Corea del Nord le quali oggi assorbono risorse che non possono essere impiegate nello sviluppo agricolo ed industriale. La Corea del Nord vive ancora oggi senza un surplus alimentare e ciò la espone a carestie potenzialmente devastanti, anche se rispetto al passato la produzione agricola risulta meglio strutturata. Le armi atomiche di Kim possono anche essere utilizzate come strumento di pressione di Pechino nei confronti degli Stati Uniti. In questa ottica l’atomica nord-coreana non è un mezzo di (im)possibile indipendenza di Pyongyang dalla Cina ma è come se fosse parte di uno schema cinese per fornire agli Stati Uniti un utile nemico, mentre Pechino completa la sua espansione militare nel Mar Cinese Meridionale.
In nessun modo, nella nostra visione, l’atomica nord-coreana è un’arma pensata con finalità puramente offensive, nonostante la retorica generata quotidianamente da Pyongyang lasci pensare il contrario. Un utilizzo dell’arma atomica determinerebbe con assoluta certezza la fine, e non solo politica, dell’intero apparato di governo creato dalla famiglia di Kim.
Profondamente differente è la condizione iraniana. La Repubblica Islamica dell’Iran non è ancora una potenza atomica, non ha eseguito test nucleari e ha firmato un accordo per interrompere temporaneamente la sua corsa all’arma nucleare. Le priorità per l’Iran oggi sono infatti consolidare l’economia del paese, ridurre al minimo il malcontento sociale, sostenere fattivamente gli alleati sciiti in Medio Oriente ed in Africa. L’accordo sul nucleare ha permesso all’Iran di tornare attivo nel commercio mondiale, sbloccare risorse congelate nelle banche occidentali, accedere al sistema SWIFT, ottenere legalmente prodotti e tecnologia occidentale. L’accordo non ha ridotto le potenzialità nucleari industriali nel medio termine e permette, in piena legittimità, la ricerca nel campo dell’arricchimento dell’uranio e sull’acqua pesante.
Una volta rafforzato il sistema di alleanze nel campo sciita e non solo (Iraq, Siria, Libano, Sudan, Yemen, Qatar), l’arma atomica tornerà centrale nel piano strategico iraniano.
L’atomica a Teheran non servirà tanto per garantire la sopravvivenza del regime, fatto già assicurato da un sistema di potere teocratico ben radicato e da una geografia e demografia che mettono al sicuro l’Iran da qualsiasi velleità aggressiva dei suoi nemici. L’atomica iraniana sarà utilizzata come copertura, come ombrello atomico, in difesa dei suoi alleati (l’Hezbollah libanese in primis), nel caso essi fossero sopraffatti durante un conflitto.
Ma l’atomica iraniana ha anche un secondo fine, non meno importante nella visione strategica degli Ayatollah. L’Iran ha da sempre, come primario obiettivo, la distruzione dello stato di Israele. Questo scopo può essere raggiunto mediante l’arma atomica, anche senza utilizzarla. Israele si basa in maniera assoluta sull’immigrazione di ebrei verso la Terra Promessa. L’immigrazione degli ebrei in Israele è da sempre stata incentivata dalla sicurezza offerta loro dal governo di Gerusalemme. Israele è uno stato dove l’Olocausto non potrà mai ripetersi, ma ciò ad una sola condizione: nessun nemico regionale di Israele dovrà dotarsi di armi atomiche. In quel caso Israele potrebbe essere il luogo dell’ennesimo Olocausto ebraico e per questo motivo l’immigrazione potrebbe cessare o addirittura invertirsi. (Qui un nostro post in merito del 2012)
È per questo motivo che Israele in passato ha distrutto i reattori nucleari in costruzione in Iraq e poi in Siria. Iraq e Siria che erano un nemico meno pericoloso dell’Iran degli Ayatollah perché non caratterizzati dall’aspetto messianico e di attesa del tredicesimo Imam che invece qualifica profondamente la Repubblica Islamica dell’Iran.
Addendum: Corea del Nord ed Iran mantengono stretti rapporti politici, diplomatici, militari e sulla ricerca bellica avanzata. I missili di Corea del Nord ed Iran proseguono su strade parallele e non è da escludere un domani un passaggio di conoscenze in campo di armamenti atomici da Pyongyang verso Teheran, fatto che eviterebbe all’Iran di dover eseguire test preliminari sulle sue future testate nucleari ad implosione (Qui un nostro post in merito del Genenaio 2016)