In questo scenario descriviamo un possibile accordo tra Russia e Giappone sulla sovranità delle Isole Kurili, contese tra Mosca e Tokio da 200 anni, e le cui più meridionali sono state invase dall’Unione Sovietica, violando il patto di non aggressione nippo-sovietito firmato il 13 aprile 1941 che avrebbe dovuto restare in vigore per 5 anni. L’8 Agosto 1945, osservando la disfatta nipponica, l’Unione Sovietica denunciò il Patto di non aggressione e si impadronì di tutte le isole Kurili, minacciando quasi l’isola di Hokkaido.
Tokio, residenza del Primo Ministro 8 agosto 2015.
Sono le 8:30 di mattina a Tokio, le Segreteria Particolare del Primo Ministro riceve una telefonata da Mosca, il Presidente Russo desidera conferire con il Premier Abe. La cosa pare particolarmente insolita, a Mosca sono le 3:30 del mattino e mai dalla Russia si era ricevuta una telefonata a quell’ora, che al contrario era il tipico orario delle telefonate dell’alleato americano.
Il Premier giapponese è perplesso, negli ultimi mesi i bombardieri strategici della Federazione Russa si sono spesso avvicinati allo spazio aereo del Giappone attivando la difesa aerea del Sol Levante, che comunque ha sempre reagito con calma e professionalità a questo tipo di evenienze.
Il Primo Ministro Abe teme che il presidente russo gli annunci qualcosa di terribile, qualcosa che possa influire direttamente sul Giappone e risponde al presidente alla telefonata, interrompendo il tradizionale briefing del sabato mattina dei servizi segreti nipponici.
Putin come prima cosa sottolinea ad Abe che non vi è nessun pericolo in atto, ne per il Giappone, ne per la Federazione Russa, ma che oggi, ma sessanta anni prima, l’Unione Sovietica aveva violato il patto di non aggressione con il Giappone e si era impadronita delle isole meridionali dell’arcipelago delle isole Kurili.
La Russia propone al Giappone la restituzione immediata delle più meridionali delle isole Kurili al Giappone, ritornando ai confini di metà 800. Il Presidente Russo non pretende ufficialmente nulla in cambio, tuttavia condiziona nei fatti la restituzione delle isole Kurili meridionali ad un accordo commerciale con il Giappone, un accordo che prevede la vendita per 40 anni di gas naturale a Tokio tramite un gasdotto che dovrebbe arrivare direttamente nell’isola di Hokkaio dal territorio russo dell’Oblast’ di Sachalin.
Il presidente russo afferma che una bozza di accordo è già disponibile presso l’ambasciata russa e che oggi stesso, se il Primo Ministro lo desidererà, sarà consegnato al Governo Giapponese in maniera riservata. Abe accetta di visionare il piano e un’ora dopo un plico diplomatico digitale è nell’ufficio del Primo Ministro Giapponese.
Ancora una volta il Primo Ministro Giapponese si trova sorpreso dalle proposte russe.
Putin offre al Giappone Gas naturale ad un prezzo di favore, paragonabile al prezzo offerto ai cinesi.
Il Giappone consuma cira 120 miliardi di metri cubi di gas ogni anno per larga parte importati tramite navi gasiere dall’Indonesia dai paesi del Golfo e per un 5% dagli Usa, il gas liquefatto trasportato via mare, viene poi rigassificato nei terminal giapponesi.
L’offerta di Putin permette al Giappone di differenziare in maniera sostanziale l’importazione di gas e di avere una minore dipendenza energetica dai paesi del pacifico, dal Golfo Persico e dagli stessi Stati Uniti che pensano di aumentare significativamente le proprie esportazioni verso il Giappone nei prossimi 10 anni, in virtù del surplus di gas naturale ottenuto con le nuove tecniche di fracking.
Accettare il patto proposto da Putin consentirebbe infine ad Abe di passare alla storia della nazione giapponese come colui che è riuscito a ottenere, senza nessuna operazione di guerra, la restituzione di terre storicamente giapponesi.
La Russia otterrebbe di limitare l’influenza americana sul Giappone e porsi con Tokio come un partner commerciale e non solamente come un avversario militare e geopolitico, con la prospettiva di mettere in crisi, sul medio periodo, i rapporti economici tra Giappone e Stati Uniti, nonché rendere meno appetibili le tecniche di estrazione degli idrocarburi in America per la notevole riduzione dei mercati a disposizione per l’esportazione di gas liquefatto made in Usa.
Nel nostro scenario non prevediamo il tipo di risposta che il governo e il parlamento giapponese offriranno alla Russia, perché il fulcro di questo post è la possibile proposta che le Russia potrebbe fare al Giappone, non la risposta del governo di Tokio, la quale sarà condizionata ad una serie di considerazioni riguardanti le capacità nucleari dello stesso Giappone in caso di “differenze di priorità” con lo storico alleato americano, dall’atteggiamento russo nei confronti della Corea del Nord, e probabilmente anche dalle valutazioni di Tokio riguardanti l’affidabilità stessa dell’alleato americano.