Un bollettino apparentemente innocuo, nessuna perturbazione polare in arrivo dalle alte latitudini, cielo sereno su tutto il continente. Ma nella capitale ucraina è il panico. Nelle settimane precedenti, il freddo della notte ha determinato la scelta di molti cittadini ucraini di accendere il proprio riscaldamento, i consumi di gas hanno iniziato a salire e il flusso in arrivo dall’Europa non è in grado di garantire l’aumento dei consumi, l’Ucraina è costretta a sospendere l’accumulo di gas nei depositi sotterranei.
Ma questo è solo una parte del problema. I modelli previsionali sperimentali, del clima invernale, hanno evidenziato che per l’Europa la stagione prossima ventura potrebbe essere estremamente rigida, così le società energetiche di Polonia, Repubblica Ceca e Germania hanno deciso di ridurre le quantità di Gas pompate con “flusso inverso” dall’Europa centro-orientale verso Kiev.
A Kiev il presidente Poroshenko viene informato che se non verrà ripristinata con la massima portata possibile il flusso inverso di gas dall’Europa a Kiev la nazione non ha nei suoi depositi gas sufficiente per superare l’inverno e nel caso in cui masse d’aria artica o siberiana fluissero verso Kiev l’autonomia dell’Ucraina è inferiore ai 45 giorni. Il presidente, il governo e il parlamento ucraino sono chiamati a scelte difficili, continuare con l’impiego del gas per la produzione di energia elettrica destinata all’industria e sperare che il gas torni a fluire verso Kiev entro un paio di settimane, oppure limitare fortemente la produzione industriale per non rischiare di lasciare al freddo milioni di ucraini che vivono nelle città?
A questo punto Mosca, che continua nella creazione di quel corridoio balcanico tanto caro al presidente Putin, riduce le forniture all’Europa della medesima quantità di Gas che l’Europa, in violazione dei trattati sull’energia stipulati con Mosca, fornisce all’Ucraina come flusso inverso. Sarà in quel momento che Kiev scoprirà chi sono i suoi veri alleati, quei paesi disposti a sacrifici economici e politici pur di non determinare il collasso, causa inverno, dell’economia Ucraina. Sarà a quel punto, solo se la Russia ridurrà i propri apporti all’Europa all’inizio della stagione fredda, che ogni singolo paese europeo dovrà scegliere tra la propria industria, la propria economia, il proprio comfort termico (e sociale) e un aiuto all’Ucraina.
Noi pensiamo che le nazioni europee alla fine sceglieranno la propria economia e il proprio benessere, costringendo Kiev a cavarsela alla meglio e senza l’energia indispensabile alla Germania e all’Europa Centralel più l’Italia. In questo scenario che stiamo disegnando l’Ucraina sarà tentata di utilizzare l’arma del ricatto nei confronti dell’Unione Europea ed impedire il transito del Gas Russo sul proprio territorio, nella speranza che le nazioni europee riconsiderino la loro decisione di non fornire più gas a Kiev.
In questa fase gli Stati Uniti eserciteranno la massima pressione possibile sulla Germania al fine di spingere Berlino a utilizzare le proprie riserve strategiche in soccorso dell’Ucraina. Riteniamo però che la Germania, la quale negli ultimi due anni si è molto allontanata da Obama e dalla sua politica estera ed economica (ricordiamo la non partecipazione tedesca a nessuna operazione militare americana di guerra negli ultimi 36 mesi, lo scandalo delle intercettazioni del telefono personale del cancelliere tedesco, la scoperta di una rete di agenti segreti di Berlino al soldo dell’America e l’espulsione del capo ufficio CIA all’ambasciata USA di Berlino), non accetterà di sacrificare la propria autonomia in favore di Kiev e, che durante questo freddo inverno immaginato dal nostro scenario, si apra una profonda spaccatura nella NATO tra la Germania e gli Stati Uniti.
Siamo coscienti che, se questa fosse la scelta tedesca, l’Ucraina non farebbe transitare nemmeno un metro cubo di gas russo verso ovest, ma la Germania può contare sul gasdotto North Stream che aggira i territori ucraini per portare a Berlino il Gas della Russia.
L’Ucraina si trova così ad affrontare il mese di dicembre senza gas proveniente nè dalla Russia nè dall’Europa, senza gran parte dei suoi approvvigionamenti di carbone, visto che le miniere del Donbas sono sotto il controllo di Mosca e il governo di Kiev deve imperativamente scegliere se tagliare le forniture energetiche alle industrie oppure rischiare di esporre al gelo un intero popolo.
Il nostro scenario termina qui, perché qualunque sarà la scelta di Kiev (nel caso in cui questa nostra opzione divenisse realtà) l’Ucraina sperimenterebbe nuovi moti di piazza, nuove tentazioni di colpo di stato, nuovi scontri tra russofoni e ucraini nazionalisti, scontri esasperati dall’aumento della povertà e dalla riduzione del comfort termico.
Le caratteristiche della prossima stagione invernale in Europa non saranno quindi solo argomento di discussione per gli appassionati di meteorologia, ma diverranno fattore determinante per la geopolitica mondiale, così come tante volte in passato accaduto nelle pianure tra Kiev e Mosca.