SCENARIO – L’intervento militare in Libia. Il Blocco Navale – SCENARIO
Questo scenario sull’intervento militare in Libia, il primo dei tre che il nostro gruppo vi proporrà, riguarda l’intervento più leggero pensabile: Il Blocco Navale.
Marzo 2015, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha dato il via Libera ad un intervento militare in terra di Libia, un intervento che ha come obiettivo, non quello di pacificare le due fazioni in lotta per il potere, ma per fermare la crescita del Califfato Islamico.
Le Nazioni Occidentali hanno deciso di lasciare il compito di assicurare la sicurezza delle aree urbane alle forze arabe, tuttavia truppe Francesi e Italiane, si faranno carico di assicurare l’operatività e la sicurezza di alcune strutture strategiche, come gli aeroporti costieri, i porti, i terminal petroliferi.
Una fase cruciale di questa operazione è la quarantena navale della Libia. Un quarantena, un blocco navale, che ha una triplice finalità.
La prima è impedire il rinforzo dei combattenti dello Stato Islamico, tramite l’arrivo di armi e miliziani dalle terre in mano allo Stato Islamico in Irak e Siria.
La seconda finalità è quella di interrompere il traffico di uomini attraverso il Mediterraneo. Per ogni uomo, donna o bambino che viene traghettato attraverso il mare verso l’Italia il Califfato incassa oltre 3000$, considerando 100000 profughi da traghettare (i numeri sono dalle 3 alle 5 volte maggiori) il ricavato del solo traffico di uomini è di circa 300 milioni di dollari.
La terza è impedire a commando del Califfato di attraversare il Canale di Sicilia e attaccare l’Isola di Lampedusa o le zone meridionali della Sicilia.
Per implementare il bloco navale devono essere impiegati almeno 5000 uomini sul terreno, a difesa delle struttura strategiche, 4/6 droni da media e bassa quota per la sorveglianza delle coste, una nave con funzioni di comando e capacità di appoggio aereo per la quale immaginiamo la portaerei Cavour, due cacciatorpediniere per la protezione aerea nel caso in cui un Mig libico volesse compiere un attacco contro la nostra portaerei, una decina di unità minori, corvette e pattugliatori per imporre fisicamente il blocco navale e chiare regole di ingaggio, onde evitare che i nostri uomini diventino bersagli impotenti di terroristi e scafisti.
Il blocco navale, lascerà inalterato il potenziale bellico dello Stato Islamico e le nostre truppe dovranno confrontarsi con una minaccia asimmetrica non eradicabile, sia contro le truppe di terra, sia contro i pattugliatori costieri. Il rischio di attentatori suicidi sarà rilevante e non diminuirà con il tempo.
Il blocco navale permetterà però di limitare notevolmente le nostre perdite instaurando delle aree sicure di superficie estremamente limitata, il blocco navale tuttavia sarà solo una misura temporanea e parziale che sul lungo periodo potrebbe addirittura inasprire le difficoltà di un intervento più approfondito e radicale.
Comment(3)
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Interrompere il traffico di uomini dalla costa libica all’Italia?
Si si, come no, poi come fanno a guadagnare tutti i politici e le mafie che operano nel settore dell’accoglienza?
Poi arrivano pure dalla Siria e notare come saltano la Grecia e arrivino in Puglia.
“chiare regole di ingaggio”
io mi ricordo ancora le consegne di quando, a 18 anni, stavo in alto adige:
“custodisce, con vigilanza armata, gli immobili e i materiali di interesse militare dislocati in caserma”, tre righe tre, su un foglietto plasticato poco più grande di un post it
…per i vespri siciliani erano diventate un libretto di una quarantina di pagine!
spero almeno che gliele diano per ebook, perchè se tanto mi da tanto e gliele danno di carta, devono mandare due sherpa, quattro bibliotecari e quaranta avvocati per ogni soldato
A me non piace fare qualunquismo …. ma come possiamo immaginare un nostro impegno allì’esterno … quando non riuscioamo a gestire tre ubriaconi?
Poi se immagini gli ubriaconi non armati .. e i cattivi armatissimi ….
ma dove andiamo?
Alessandro.